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Cocktail allo champagne, 10 ricette classiche e contemporanee

Una storia secolare, etichette blasonate e alfieri come Toulouse-Lautrec che disegnò manifesti pubblicitari: lo champagne è sinonimo di lusso e non poteva che giocare un ruolo centrale nel mondo dei cocktail. Del resto, è un ingrediente che “aiuta la meraviglia”: parola della scrittrice e drammaturga francese George Sand. Ecco dieci cocktail allo champagne con le rispettive ricette: ce ne sono di classici e di contemporanei, perché lo champagne è un evergreen.

Cocktail allo champagne, Buck and Breck

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Jerry Thomas dice di averlo inventato e nessuno ha mai messo in dubbio la sua affermazione. Siamo dunque nella seconda metà del XIX secolo, periodo avaro di dettagli intorno alle origini dei cocktail. Si sa però che il nome si riferisce al nomignolo del presidente e del vice presidente degli USA dal 1857 al 1861: James Buchanan e John C. Breckinridge. Si prepara spolverando un bicchiere di zucchero e poi versando 45 millilitri di cognac, 2 dash di angostura, 1 dash di assenzio e colmando con dello champagne. Lo storico David Wondrich informa che Thomas prediligeva uno spumante più dolce di quello che va per la maggiore oggi: chi desiderasse un’esperienza filologica punti su un prodotto sec o dry.

Ohio

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Autentica perla nascosta della mixology, l’Ohio è un cocktail tedesco inventato nei primi anni del XX secolo per mano di chi non si sa. Pare che sia stato battezzato così per omaggiare i compatrioti emigrati negli Stati Uniti, in particolare in Ohio, ma certezze non ve ne sono. I ricettari dell’epoca sono scarsi di indizi e nemmeno concordano sugli ingredienti: si va dal cognac al rye whiskey e l’unico denominatore comune è la presenza dello champagne. La versione che oggi è possibile ordinare a Berlino è fatta con 30 millilitri di rye, 15 di vermouth dolce, 1 dash di curaçao, 1 di bitter all’arancia e 1 di angostura: mescolare nel mixing glass e filtrare in un bicchiere, poi aggiungere 30 millilitri di champagne e guarnire con una scorza d’arancia.

Prince of Wales

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Probabilmente è stato inventato da Albert Edward (1841-1910): principe del Galles durante il regno della regina Vittoria e futuro re con il nome Edoardo VII. Come erede in pectore ebbe modo di forgiare la moda delle classi agiate europee, e quindi di agevolare la fama del drink a lui dedicato, ma non riuscì a imporlo tanto da sopravvivergli. Oggi è la classica chicca da riscoprire. Secondo lo storico David Wondrich il Prince of Wales si prepara inserendo in uno shaker 45 millilitri di rye whiskey, 1 dash di angostura, 1 pezzettino di ananas, 1,25 millilitri di Maraschino e 5 millilitri di sciroppo di zucchero. Agitare per bene, poi filtrare in una coppetta e completare con 30 millilitri di champagne.

Cocktail allo champagne, Air Mail

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Nasce a Cuba oppure negli Stati Uniti: di sicuro non si sa. Gli anni sono quelli del Proibizionismo, quando il telefono non era ancora diffuso e ci si teneva in contatto affidando lettere al servizio postale su ali. Da qui l’ipotesi più accreditata sul perché questo cocktail si chiama così, appunto per omaggiare i postini aerei. L’Air Mail si prepara shakerando 30 millilitri di rum (oro o ambrato), 15 millilitri di succo di lime e 15 millilitri di sciroppo di miele: filtrare in un bicchiere collins riempito di ghiaccio a cubetti e colmare con lo champagne.

French 75

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Luogo di nascita: Parigi. Data: attorno al 1915. Papà: Harry MacElhone, bartender di razza. Ispirazione del nome: un cannone da 75 millilitri utilizzato dall’esercito francese a partire dal 1897 e per molti anni un esempio di efficacia bellica. L’idea era che un bicchiere di French 75 desse una sberla alcolica tale da farti sembrare di essere stato colpito da un colpo del pezzo d’artiglieria. L’IBA ha certificato una ricetta in parte diversa da quella di MacElhone, che prevedeva calvados, gin, granatina e assenzio. La versione ufficiale consiglia di inserire nello shaker 30 millilitri di gin, 15 di succo di limone e 15 di sciroppo di zucchero. Agitare per bene, filtrare in un flute, aggiungere 60 millilitri di champagne, mescolare delicatamente e servire.

Cocktail allo champagne, Russian Spring Punch

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Data di nascita: a un certo punto degli anni Ottanta del XX secolo, durante una festa che deragliò verso vette alcoliche impreviste. Il papà della ricetta è Richard ‘Dick’ Bradsell, colonna portante della cocktail renaissance londinese e complice del deragliamento di cui sopra perché ben disposto, in quell’occasione, a rinforzare il suo drink con shot di vodka a piacere. La versione senza sbronza prevede di shakerare 25 millilitri di vodka, 15 millilitri di créme de cassis, 10 millilitri di sciroppo di zucchero e 25 millilitri di succo di limone. Filtrare in un bicchiere riempito di ghiaccio e completare con champagne (l’IBA è più generica e parla di spumante, ma con lo champagne viene meglio). Garnish: una mora e, volendo, una fetta di limone.

Cocktail allo champagne, Old Cuban

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Audrey Saunders è una leggenda della mixology grazie soprattutto al ruolo giocato nella cocktail renaissance. Uno dei drink che hanno alimentato la sua fama è proprio l’Old Cuban, creato nel 2001 a partire dalle suggestioni del Mojito. La ricetta è poi stata ufficializzata dall’IBA, all’interno della sezione New Era. Prevede di inserire nello shaker ghiaccio, 6-8 foglioline di menta, 45 millilitri di rum invecchiato, 22,5 millilitri di succo di limone, 30 millilitri di sciroppo di zucchero e 2 dash di angostura. Agitare con energia e poi filtrare in una coppetta precedentemente raffreddata. Completare con 60 millilitri di champagne brut (è concessa la sostituzione con il prosecco). Un rametto di menta fa da guarnizione.

Pornstar Martini

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Inventato da Douglas Ankrah nel 2002, a Londra, è ispirato a un viaggio in Sud Africa e in particolare a una serata trascorsa in un club per soli uomini (l’unica presenza femminile ammessa: quella impegnata nei numeri di striptease). Lo stesso Ankran ha fornito la ricetta del Pornstar Martini, che definisce audace, sexy e giocosa: occorre shakerare 40 millilitri di vodka alla vaniglia, 7,5 millilitri di liquore al frutto della passione, 2 barspoon di zucchero alla vaniglia e la purea di due frutti della passione. Filtrare in una coppetta, guarnire con metà frutto della passione e accompagnare con uno shot di champagne a parte. La consumazione deve seguire un ordine preciso: prima mangiare il frutto con un cucchiaino, poi bere lo spumante e infine sorseggiare il cocktail.

Cocktail allo champagne, Twinkle

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Il Twinkle entra in questa lista perché nel corso del tempo la ricetta è stata modificata. La sua prima incarnazione prevedeva infatti il prosecco. Risale al 2002, per mano di Tony Conigliaro: italiano d’origine, londinese d’adozione e all’epoca bartender presso The Lonsdale, cocktail bar della capitale britannica. Qualche modifica più tardi ed ecco la versione che oggi è adottata dalla maggior parte dei bartender: bisogna shakerare 60 millilitri di vodka e 15 millilitri di liquore ai fiori di sambuco, poi filtrare in una coppetta e aggiungere champagne quanto basta.

Champagne Cocktail

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Lo Champagne Cocktail è un veterano: esisteva già nel 1855, quando per la prima volta il nome comparve su carta stampata, ma la ricetta è inizialmente piuttosto volatile. Fra la prima edizione di Bartender’s Guide (Jerry Thomas,1862) e il Cafe Royal Cocktail Book di William J. Tarling (1937), si contano almeno quattro versioni differenti. L’IBA ha messo ordine solo nel 1986, prescrivendo di posizionare in un bicchiere una zolletta di zucchero inumidita con 2 dash di angostura, poi aggiungere 10 millilitri di cognac e successivamente 90 millilitri di champagne. Garnish: una scorza d’arancia e una ciliegina al maraschino.

Immagini credits Julie Couder per Coqtail, location Ceresio 7. Riproduzione vietata