A lezione di Martini, un drink intramontabile

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Il 19 giugno in tutto il mondo si festeggia il Martini Day. Il bartender Fabrizio Tozzi ci svela curiosità, segreti e ricette

C’è una data in particolare che è un po’ l’oliva verde nel Martini, quel tratto somatico di un drink storico che non conta soltanto estimatori ma addirittura un giorno tutto suo.

Il 19 giugno è sicuramente segnato in rosso sul calendario della mixology: è il Martini Day.

Tutto il mondo beve Martini e le labbra di tanti si posano su quel triangolo di vetro che è prerogativa del cocktail più elegante e più limpido di sempre. La coppa Martini è tale perché premia una miscela che racconta sempre la stessa storia ma che chiunque vuol continuare a sentire. Perché il gusto, in certi casi, è l’udito migliore.

Il Martini è il primo amore di molti bartender: noi italiani ancora continuiamo a corteggiarlo, a viziarlo con dei twist sempre nuovi, ma mai esagerati perché il segreto di un drink che non conosce tramonto è la sua estrema, raffinata semplicità.

Un Martini con vista

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Per sapere come si celebra un cocktail così affascinante abbiamo chiesto a Fabrizio Tozzi, bartender di Giacomo Arengario. Il suo è un Martini privilegiato, perché gode di una delle viste più belle di Milano: si affaccia in terrazza e vede il Duomo che brinda alla sua.

È stato questo drink a dare il via alla carriera di Tozzi: “Un po’ come un nastro che si taglia all’inizio di una grande corsa. L’ho studiato, indagato nei suoi pregi e nei suoi particolari, fino a quando non sono arrivato a sapere tutto del drink di fama mondiale che però resta misterioso perché ancora non si sa chi l’abbia inventato, dove e perché” spiega il bartender.

Il Martini ha fatto la sua comparsa verso la fine dell’800: passavano gli anni e il drink diventava sempre più secco. “Col tempo si è passati all’uso di vermouth sempre meno dolci, ma è anche aumentata la proporzione fra vermouth e gin in favore di quest’ultimo”, prosegue Tozzi. “Il Martini più richiesto è quello classico, con le olive verdi che tutti conosciamo. Il cliente che di solito ordina un Martini al Giacomo Arengario è un buon intenditore che sta per andare a godersi o che si è già goduto uno spettacolo al Teatro Alla Scala”, dice il bartender.

Le rivisitazioni del Martini

Di sicuro Tozzi non esiterebbe a prepararne uno anche a James Bond che lo beveva con piacere anche se rivisitato:

La ricetta IBA del Martini prevede 6 cl Gin (dry o extra dry) e 1cl di vermouth dry, tutto insieme. La ricetta più diffusa però è la versione alla Hemingway, più secca, che profuma il ghiaccio con il vermouth e poi lo getta via. Riguardo alla guarnizione, le olive verdi restano un must ma si usa anche la scorza di limone. Il mio consiglio? Per gustare al meglio il Martini è fondamentale non farlo scaldare. Il potenziale del drink viene fuori con la freschezza

È importante inoltre utilizzare ingredienti di prima scelta perché un buon vermouth dry e un buon gin faranno sempre la differenza.

Il Martini non avrà certo l’orologio al polso ma il tempo è una risorsa fondamentale per la buona riuscita del drink (che va mescolato e non shakerato). Se è bene utilizzare il ghiaccio per raffreddare la coppa dove verrà servito è bene ancor di più non prolungare i tempi per non annacquarlo.

Il Martini è un cocktail che resterà sempre in alto, come un ultimo piano del grattacielo più imponente del mondo proprio per la sua storicità e la sua (cristallina) eleganza.

Curiosi di provarlo? Ecco due rivisitazioni del bartender Fabrizio Tozzi:

Japan Martini

Ingredienti:

1 cl Sciroppo di tè matcha

6 cl Gin agli agrumi giapponese

Alla fine una vaporizzazione di mandarino verde.

Come deve risultare al palato:

Un twist agrumato di un classico secco per eccellenza e che si combina coi sapori più orientali ed equilibrati del Giappone. Un sorso che risulta leggero, più simile a una carezza, dove il gusto un po’ aspro che contraddistingue gli agrumi conferisce al Vermouth e al gin un’inaspettata, alcolica giovinezza.

Pink Martini

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Ingredienti:

1cl Mirto sardo (solo a profumare il ghiaccio, poi verrà gettato)

6 cl Gin Sardo (riserva Silvio Carta) infuso al Mirto

Come deve risultare al palato:

Questa è una rivisitazione floreale ispirata alla Sardegna, in cui la terra del mirto lascia un’impronta in uno dei drink più conosciuti (e amati) al mondo. Il Martini qui diventa quasi regionale perché racchiude il gusto della bellissima isola italiana che ha anche il suo gin. Un gusto fresco, adatto all’estate, magari da sorseggiare programmando una fuga in Costa Smeralda.