Il cocktail bar Volare, in pieno centro storico di Bologna, lancia la terza edizione del mese Tiki. Ad attendere gli ospiti, drink legati alla storia di questo stile, un’atmosfera creata ad hoc e tutta la passione di Giuseppe ‘Peppe’ Doria. Attenzione, però: come da tradizione, questa è un’occasione che non si ripeterà uguale. Bisogna coglierla al volo.
Volare, la storia del cocktail bar bolognese

Volare nasce con l’idea di celebrare il bar italiano degli anni Sessanta, quello del boom economico, degli aperitivi e degli stuzzichini. Due volte l’anno, però, si trasforma in qualcosa di diverso.
In queste occasioni «viene completamente allestito a tema», racconta Doria, «e i drink sono ricette originali dell’epoca. Curiamo tutto, dalla musica ai profumi all’interno del locale». Il mese di gennaio guarda agli speakeasy, quello di luglio alla cultura Tiki. Un mese a testa, ogni anno, con un tema comune però declinato in maniera diversa. I cocktail, per esempio, non sono mai gli stessi.
Tutto si basa «su un’indagine intorno agli experience bar», aggiunge Doria. «Durante l’anno facciamo due experience differenti. E c’è da dire che il lavoro di ricerca non è semplice. Infatti abbiamo un consulente, ma soprattutto un amico: Gianni Zottola, che ci ha aiutato sin dalla prima edizione».
Il mese Tiki da Volare

Peppe Doria sottolinea che «il Tiki rappresenta la prima forma di experience bar. Già nel 1934 Don the Beachcomber creò un locale immersivo dove l’ospite si sentiva in vacanza». Dunque Volare riprende il medesimo concetto e lo concretizza in estate. «Le persone che si trovano in città nei mesi più caldi stanno aspettando le ferie, e quindi creare uno spazio dove evadere anche se solo per qualche ora ci sembrava perfetto».
Ladrink list dura un mese esattoe quindi finisce la prima settimana di agosto. «Poi si ritorna a essere Volare: nessuna ricetta Tiki rimane in menu, ci rivediamo in questa veste l’anno prossimo. Con il trascorrere del tempo abbiamo notato che tanti nostri ospiti aspettano questo mese, sia per l’atmosfera che per i cocktail. Alcuni ci chiedono ancora il Navy Grog che abbiamo fatto due anni fa, ma è proprio questo il gioco: ogni anno cambiamo il menu». Si tratta quindi di afferrare il momento e non avere rimpianti.
La drink list è un viaggio attraverso la storia
Nella terza edizione del menu Tiki ci sono alcuni cocktail di contorno, anche analcolici. Ma la parte del leone la fanno sei ricette originali. «Sono sicuramente drink di un’altra epoca e molto lontani dal modo di bere di oggi, ma del resto l’esperienza è proprio questa: assaggiare qualcosa di diverso». Le sei proposte rappresentano anche un viaggio attraverso la storia. Si parte dagli anni Trenta e da Donn Beach, alias Don the Beachcomber, il padre del Tiki. Il cocktail che lo rappresenta è il Donga Punch, a base di rhum invecchiato e lime.
Negli anni Quaranta e Cinquanta la palla passa a Trader Vic, l’altro alfiere del Tiki, colui che ne favorì la diffusione in tutto il mondo. Ecco dunque lo Scorpion, preparato con rum, gin, brandy, passion fruit, orzata, lime e arancia.
Poi due ricette: una ispirata a Mariano Licudine e l’altra Ray Buhen, bartender filippini cresciuti dietro il bancone di Donn Beach e capaci di trasformare la cultura Tiki in esperienza viva. Con i loro due drink si arriva negli anni Sessanta e Settanta. Sono il Black Magic (fra gli altri ingredienti: due rum diversi, liquore al caffè, lime, arancia) e il Puka Punch (quattro rum, falernum, lime, arancia, ananas, passion fruit).
Da Harry Yee a Beachbum Barry

Con gli anni Ottanta si entra nell’era del colore e del kitsch, quindi Volare mette sugli scudi Harry Yee e il suo Blue Hawaii (rum, vodka, blue curacao, ananas, limone). Il menu, che è ricco di aneddoti, informa che Yee fu il primo a utilizzare gli ombrellini come decorazione nei cocktail. Un dettaglio poi diventato imprescindibile nelle ricette esotiche.
A chiudere il cerchio Jeff ‘Beachbum’ Berry, colui che riuscì a decifrare le ricette segrete di Donn Beach e a riportare il Tiki al suo splendore originario. «Ci siamo messi in contatto con Jeff Berry», racconta Peppe Doria, «e lui ci ha inviato la sua ricetta dell’Ancient Mariner» (due rum differenti, lime, pompelmo e pimento).
Doria riconosce che «ogni anno, quando il mese Tiki finisce e torniamo alla normalità, anche noi ci sentiamo un po’ tristi». Al momento, però, è tempo di festeggiare e di far finta che Bologna sia un’isola caraibica.
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