Assomiglia a un Martini e il nome omaggia un rivoluzionario e liberatore sudamericano: si chiama San Martín ed è un cocktail da sorseggiare pensando alla libertà dal giogo coloniale. E a come, talvolta, i drink nascano da circostanze curiose.
La storia del cocktail
Il San Martín viene inventato probabilmente a cavallo fra XIX e XX secolo. Quando con esattezza non si sa. Di certo compare per la prima volta su carta scritta grazie libro El arte del cocktelero (B. Iglesias, 1911), cioè il più antico ricettario argentino di cui si abbia notizia.
Il lavoro di Iglesias spinge a credere che il luogo d’origine del San Martín possa essere l’Argentina. Se così fosse, allora la capitale Buenos Aires sarebbe la principale indiziata. Ma non è escluso che la nascita sia avvenuta a Rosario, altro importante capoluogo argentino, oppure addirittura in un altro Stato. Per la precisione in Uruguay, a Montevideo.
Queste tre città si contendono la paternità del San Martín perché, negli anni che chiudono l’Ottocento e aprono il Novecento, sono i centri urbani dal carattere più moderno fra quelli del Sudamerica. Dunque i luoghi in cui è più facile trovare cose che nel resto del continente sono rare. Per esempio i cocktail, che gli europei e gli statunitensi del luogo importano con entusiasmo. Fra i drink stranieri c’è ovviamente il Dry Martini, che però i sudamericani doc bevono in una variante locale: il San Martín.
San Martín, rivoluzionario e liberatore
José Francisco de San Martín y Matorras (in versione accorciata José de San Martín) è stato un generale argentino. Non un semplice generale, però: ha giocato un ruolo essenziale nelle cosiddette guerre d’indipendenza ispanoamericane. Quelle cioè che fra il 1808 e il 1833 assestarono un colpo durissimo al dominio coloniale spagnolo sui territori del Sud America: dopo la vittoria degli indipendentisti, solamente Cuba e Porto Rico rimasero in mano alla corona di Spagna.
Da qui uno dei soprannomi di José de San Martín: il liberador di Argentina, Cile e Perù. Emblematico il mausoleo a lui dedicato nella cattedrale metropolitana di Buenos Aires: una tomba monumentale vegliata da tre statue che sono la personificazione nazionale dei tre Stati. E altrettanto emblematico è il fatto che la cattedrale in questione sorge all’incrocio tra avenida Rivadavia e calle San Martín: in America Meridionale ci sono moltissime strade dedicate al generale.
Dal Martini al San Martín
Secondo quanto ricostruito dallo storico David Wondrich, il rapido sviluppo e ammodernamento delle tre città andò di pari passo con un’assidua frequentazione di stranieri provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. Costoro diffusero la cultura dei cocktail, ma non si trattò di un fenomeno unidirezionale. Immigrati e visitatori bevevano i loro drink, la gente del posto adottava invece varianti locali. Gli ingredienti potevano benissimo essere quelli della mixology classica, come vermouth e gin, ma le aggiunte erano figlie del gusto sudamericano.
Ecco quindi che il Martini diventa qualcos’altro: il San Martín. Inizialmente è difficile dire quale fosse la ricetta ufficiale. Probabilmente non esisteva: i bartender concordavano sulla presenza di gin inglese e vermouth italiano, ma ognuno aggiungeva dash a piacimento: chi orange bitter e chi curaçao, chi angostura e chi maraschino, chi cherry brandy e chi addirittura adottava un mix di questi ingredienti.
La ricetta del San Martín cocktail

La ricetta che segue è tratta da El arte del cocktelero (B. Iglesias, 1911). La lavorazione dell’epoca prevedeva di servire il cocktail nel bicchiere in cui veniva preparato: soluzione alla quale oggi si preferisce il ricorso al mixing glass e alla successiva filtrazione nella coppa di servizio.
Ingredienti
- 45 ml Old Tom gin
- 45 ml vermouth italiano
- 5 ml cherry brandy
- 2,5 ml maraschino
- 1 dash orange bitter
Procedimento
Mettere ghiaccio tritato in un tumbler alto, aggiungere brandy, maraschino e bitter, poi gin e vermouth. Mescolare delicatamente e servire.
Garnish
Frutta di stagione. Volendo seguire un gusto più contemporaneo, si può optare per una ciliegia al maraschino.
Immagini credits Julie Couder x Coqtail, location Dry Milano – riproduzione vietata