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Gin, metodi di produzione e tipologie del distillato di ginepro

Orientarsi nel mondo del gin è complicato. Esistono centinaia di marchi, bottiglie di tutti i tipi e il sapore, per quanto caratterizzato da una nota comune, può variare enormemente. Per evitare di perdersi è utile conoscere come si produce e le varie tipologie in commercio. Senza entrare troppo nei tecnicismi, che servono fino a un certo punto, ecco le coordinate di base.

Che cos’è il gin, definizione

Il gin è un alcolico ottenuto dall’aromatizzazione con bacche di ginepro di alcol etilico di origine agricola (solitamente cereali). Possono essere aggiunte altre erbe, radici e spezie, quelle che in gergo si definiscono botanicals, o botaniche.

Se ne possono utilizzare una manciata oppure decine, a seconda delle ricette. La cosa fondamentale è la presenza del ginepro, che non può mancare mai e rappresenta l’elemento comune a tutti i gin.

Solitamente il colore è bianco, perché l’imbottigliamento avviene senza ulteriori passaggi. Esiste però una produzione di nicchia che prevede un affinamento in botti di legno, così da arricchire il profilo organolettico e aggiungere sfumature ambrate al liquido.

Per il resto, la tipologia di gin definisce anche il metodo di produzione. Il regolamento europeo del 15 gennaio 2008 ha identificato tre categorie differenti.

Le tre categorie stabilite dalla legge

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Categoria 1: gin

Si ottiene aggiungendo essenze o aromi all’alcol etilico, dunque senza passare da una ridistillazione. La gradazione alcolica non può essere inferiore a 37,5% ABV, valore ottenuto grazie alla diluizione con acqua.

Categoria 2: gin distillato

Lo dice il nome: l’aggiunta delle botaniche avviene attraverso un processo di ridistillazione dell’alcol etilico con alambicchi discontinui. Le botaniche possono essere in infusione oppure non entrare in contatto con il liquido, ma esclusivamente con i suoi vapori, grazie al posizionamento su apposite griglie.

Nel caso dell’infusione, alcuni produttori fanno precedere la distillazione da alcune ore di macerazione. Al di là delle singole differenze, per tutti i gin distillati la gradazione minima è 37,5% ABV.

Categoria 3: London gin

È un distillato che prevede esclusivamente l’utilizzo di botaniche: dunque niente aromi naturali, coloranti o dolcificanti, che sono invece consentiti nella precedente categoria. La gradazione minima è 37,5% ABV e l’eventuale aggiunta del termine Dry si riferisce a un basso grado zuccherino.

A differenza di quanto possa sembrare a prima vista, il London non è quello prodotto a Londra: si può fare ovunque nel mondo. Esiste però la possibilità di riconoscere una particolare denominazione di origine: è il caso del Plymouth Gin, che prende il nome dall’omonima cittadina inglese ed è un gin distillato (non un London).

Le altre tipologie

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Può capitare di incappare in termini non definiti dalla legge odierna. Per esempio Old Tom gin: si riferisce a un distillato popolare nel corso del XVIII secolo e più dolce del London Dry. O ancora Navy Strength gin, con una gradazione di 57% ABV (quella tradizionalmente richiesta dalla marina britannica).

Infine, il regolamento europeo del 2008 ha stabilito che lo Sloe gin è un liquore “ottenuto dalla macerazione di prugnole nel distillato di ginepro, con eventuale aggiunta di suco di prugnole”. La gradazione minima è 25%ABV.