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Cosa si mette nel martini cocktail? Bastano 3 semplici ingredienti

Il Dry Martini è tra i big della mixology: parliamo infatti di un capolavoro IBA dal 1961, contemplato da altrettanti capolavori –dai libri al cinema. Cosa c’è dentro la miscela così visibile e iconica nella sua trasparenza? Ecco cosa si mette nel Martini cocktail.

Cosa si mette nel Martini cocktail

Così trasparente da contenere tutto e niente. La limpidezza del Martini cocktail non è sinonimo di vuoto, ma ha un sapore prima pieno e poi asciutto. Sembra agitarsi come se la coppetta stessa trattenesse in sé un’onda che non si perde mai nel mare.

Sì, ma di quale mare stiamo parlando? Che cosa si mette nel Martini cocktail, miscela cristallina amata dagli appassionati di mixology?

Il drink preferito dai cocktail lover

Il cocktail IBA dal 1961 conosce ad oggi diverse varianti che si sono evolute assieme ai gusti delle persone e ai trend del mondo della mixology che hanno dato ai bartender lo slancio per proporre a tutti i fan del cocktail Martini i loro twist, pur restando immacolata la versione classica famosa in tutto il mondo, contemplata ed esaltata dagli scrittori e persino dal settore cinematografico.

I twist più diffusi vedono nel Dry Martini la sostituzione di un distillato con un altro e soprattutto l’aggiunta di bitter aromatici e agrumati che rendono la miscela adattabile a qualsiasi palato, a seconda che prediliga un sentore più secco o profumato.

Ma quindi che cosa si mette nel Martini cocktail?

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Il gin

La ricetta IBA vuole il distillato di ginepro assolutamente in prevalenza, con i suoi 60 ml. Il distillato inglese, oltre a conferire la trasparenza alla miscela, ne forgia il gusto rendendolo pungente e sicuro dell’intensità che vuole raggiungere una volta arrivato sul palato di chi lo beve.

Per il Martini sarà bene utilizzare il London Dry gin –ossia il gin distillato in tutta la sua purezza, privo cioè di aromi e di altre sostanze artificiali.

Il vermouth

La quantità di vermouth dry da riservare al Martini cocktail, secondo la ricetta IBA, corrisponde a 10 ml. Questa tipologia di vermouth, secco (o dry), ha una gradazione alcolica pari 18 gradi e una quantità minima di zuccheri, proprio per ottenere un gusto totalmente asciutto del vino aromatizzato piemontese, creato nella città di Torino nel 1786.

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L’oliva verde

L’unico accenno di colore che possiamo sperare ordinando un Dry Martini, è responsabilità assoluta del suo garnish. Per esempio, l’oliva verde rende subito il drink riconoscibile.

Fissata in uno stecchino, l’oliva verde in salamoia conferisce una quasi fulminea nota salata alla miscela. Pare che sia stato l’ex Presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, a introdurre l’oliva verde all’interno del Martini cocktail.

La scorzetta di limone

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Se proprio non siete fan dell’oliva verde, vi rassicuriamo dicendovi che il cocktail prevede un altro, iconico garnish: la scorzetta di limone.

La zest rappresenta uno dei garnish più comuni e rassicuranti, adagiata in cima alle miscele più diverse sia in termini di ingredienti e sia in termini di preparazione. Anche il Dry Martini contempla questo garnish iconico come lo è altrettanto l’oliva verde.

Dipenderà dai vostri gusti.