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Rakija, l’acquavite dei Balcani

Il turista che attraversa i Balcani riceverà un bicchierino di rakija come gesto di benvenuto. Da quelle parti è un superalcolico molto diffuso, ha una storia secolare e capita pure di incappare in bottiglie fatte in casa. È qualcosa a cui la gente del posto guarda con orgoglio, e giustamente.

Cos’è la rakija

La rakija è un’acquavite di frutta. Va bene qualunque tipo di frutta: il più delle volte si tratta di uva, prugne, pere, albicocche, ciliegie o lamponi. Ma si può fare anche con pesche, mele, fichi e more.

L’importante è che la materia prima sia fermentata e successivamente distillata. Il risultato è una bevanda che si aggira attorno ai 40 gradi, e che può raggiungere gli 80 nella produzione casalinga. Di solito non fa legno, ma è concesso l’affinamento in botti di quercia o gelso, così come l’aggiunta di erbe dopo la distillazione.

Breve storia della rakija

Le fonti storiche sono scarse e questo non sorprende: parliamo pur sempre di una tradizione secolare e artigianale. Per molto tempo le due ipotesi che andavano per la maggiore suggerivano che fosse diffusa o nel tardo XIV secolo, o in pieno XVI.

Un recente ritrovamento archeologicoha consentito di spingerci ancora più indietro, fino all’undicesimo secolo. Lo scenario è quello dell’antica fortezza di Lyutitsa, vicino alla città di Ivaylovgrad, nell’estremo sud della Bulgaria. Fra il 2011 e il 2015 gli scavi hanno portato alla luce due frammenti riconducibili a un sistema di distillazione. Sempre nel medesimo periodo, molto più a nord, nella fortezza medioevale di Drastar, gli archeologi hanno rinvenuto un oggetto simile. Tutti e tre databili nel secolo XI.

Da qui una doppia suggestione: che l’origine della rakija sia di almeno trecento anni più vecchia rispetto a quanto ritenuto in precedenza. E soprattutto che la sua patria sia la Bulgaria.

Mettiamo fra parentesi data e luogo di nascita. La cosa importante è che il trascorrere del tempo ne favorisce la diffusione un po’ in tutti i Balcani e la fusione con le tradizioni popolari. Dalla Croazia alla Serbia, dalla Romania all’Albania, dalla Grecia alla Turchia europea, ogni paese ha la propria versione della rakija, e ogni luogo vanta una produzione casalinga e artigianale che si affianca a quella industriale.

Come si beve

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L’espansione in tutti i Balcani suggerisce variazioni sul tema, ma in linea di massima la rakija è servita in bicchieri piccoli (gli shottini) e come aperitivo. In estate è fredda di frigorifero, mentre in inverno è spesso scaldata e addolcita con miele o zucchero. C’è anche la possibilità di aggiungere qualche spezia, per un gusto più scalpitante.

Esiste un consumo rituale. Nei funerali si beve rakija brindando all’anima del defunto e versandone una parte a terra, a beneficio del morto. Durante i matrimoni, invece, il padre dello sposo offre bicchierini agli ospiti per propiziare la felicità dei novelli marito e moglie.

Infine: chi volesse regalarsi una full immersion nel variegato mondo della rakija, tenga d’occhio l’annuale Rakia & Spirit Fest.