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Travarica, la grappa croata

Perché bere un’acquavite liscia, se puoi aggiungere delle erbe in infusione? Domanda alla quale la Croazia ha risposto con la travarica, una bevanda alcolica di forte impronta tradizionale e costiera.

Cos’è la travarica

Per una definizione corretta dobbiamo fare un passo indietro. Nell’area dei Balcani è molto diffusa la rakija, vale a dire un’acquavite di frutta. La travarica è un tipo particolare di rakija: è a base di uva, come la grappa nostrana, ed è aromatizzata attraverso l’infusione di erbe.

Le erbe in questione variano enormemente: a seconda della zona di produzione, della stagione e persino degli usi locali. C’è addirittura chi sostiene che ci sono tante ricette quante persone che imbottigliano la travarica: affermazione non lontana dal vero, soprattutto quando parliamo delle versioni casalinghe o di quelle legate a consuetudini che affondano le radici molto indietro nel tempo.

Insomma: esistono travarica con una decina di erbe e altre che ne hanno più di venti. Capita spesso di trovare rosmarino, camomilla, finocchio, melissa, lavanda, timo, ginepro, salvia, menta, maggiorana, alloro, anice e rosa canina. È impossibile stendere un elenco complessivo, anche se una caratteristica comune c’è. Dipende dalla natura costiera della travarica.

Cosa sappiamo sulla storia della travarica

A conti fatti, parliamo di uno spirito originario di Istria, Dalmazia, Primorje e Lika. Cioè delle regioni croate che si affacciano sul mare Adriatico. Se è dunque vero che le erbe possono essere tantissime, è anche vero che devono provenire tutte da quest’area geografica. È una cornice piuttosto approssimativa, ma è pur sempre una cornice.

L’indeterminatezza resta tale anche se tentiamo di indagare la storia della travarica. Ha secoli di vita, e fin qui è facile, ed è probabilmente nata come molti altri alcolici. Cioè come rimedio medico, in particolare per alleviare i dolori allo stomaco. A un certo punto la produzione si è diffusa in altre regioni balcaniche, ma il resto delle informazioni è frammentario e di difficile verifica.

Come si fa

Torniamo dunque ai dati certi. Per produrre una travarica servono un’acquavite d’uva e un tot di erbe. Queste ultime vengono messe a macerare nel distillato per un periodo di tempo variabile: si va da una manciata di giorni ad alcuni mesi. Dopo di che vengono rimosse e lo spirito è filtrato. Non sempre, però: capita che alcune erbe siano lasciate all’interno della bottiglia. Come sempre, le ricette sono molto libere.

Come si beve

Tradizione vuole che la travarica sia servita in bicchierini e bevuta liscia, come aperitivo oppure come digestivo. Se la stagione è molto calda è concesso che sia fresca, ma in linea di massima l’ideale è berla a temperatura ambiente e senza ghiaccio: l’enorme varietà delle ricette produce un’altrettanta diversità di gusti. Vale quindi la pena di esplorarli nella maniera più pura possibile, senza alterazioni di sorta.