C’è una nuova destinazione per chi ama i drink e anche le temperature oggi miti di Dubai: si chiama Netsu Bar ed è un cocktail bar ispirato alla cultura giapponese. Si trova all’interno dell’appena inaugurato Mandarin Oriental Jumeira e si presenta al pubblico promettendo un’esperienza degustativa che fa proprie le suggestioni del teatro Kabuki.
Netsu Bar ha inaugurato a Dubai

L’atmosfera del cocktail bar del Mandarin Oriental Jumeira è subito caratterizzata da una sorta di sipario che lascia intravedere la stampa di un attore del teatro Kabuki. Tutto il resto è volutamente più sobrio, per non sottrarre attenzione dall’ispirazione principale di Netsu Bar. E se si parla di mixology giapponese allora è doveroso citare preparazioni attente, quasi rituali, rispettose della tradizione ma capaci di aprirsi alle tecniche contemporanee (infusione, fermentazione e via elencando). Non mancano poi prodotti tipici del Sol Levante come sake, whisky, shochu e awamori, tra cui diverse etichette rare e ricercate.
Il menu ispirato al teatro Kabuki


Di solito un’opera Kabuki è strutturata in cinque atti, talvolta in tre. Per comodità (o una vera licenza artistica) il Netsu Bar ha una drink list organizzata in quattro atti. L’ispirazione resta però legata a questa forma classica del teatro giapponese. Le quattro sezioni del menusono Jo (序), Ha (破), Kyu (急) e Kiri (切). Cioè il prologo, lo sviluppo, il climax e la conclusione, che completano un arco narrativo.
Ogni atto ha quattro cocktail diversi, due dei quali analcolici. Quelli del prologo sono caratterizzati da sapori delicati e sobria eleganza. Per esempio Riverberation of Koto, a base di vodka aromatizzata al limone, genmaicha (tè verde giapponese), Yuzushu (liquore allo yuzu), pera e miele salato. Altro esempio, l’analcolico Silent Chord con albicocca, calendula, gelsomino, agresto, yuzu, miele salato e vapore di alga kombu.
Netsu Bar, dal secondo al quarto atto

Nel secondo atto (Ha), la trama si sviluppa introducendo sapori più intensi, complessi, anche contrastanti. Ecco dunque il drink Echo of the Shamisen, che mescola gin di Kyoto, vino porto bianco, sake junmai ginjo e sottaceti. Oppure il cocktail Ghost Light, ispirato alla presenza soprannaturale che aleggia sul palcoscenico ed è preparato con bourbon, umeshu, Lapsang Souchong (tè nero cinese), cocco e infuso a base di fiori di Clitoria ternatea.
Il terzo atto (Kyu) è quello in cui la trama raggiunge la massima intensità. Di conseguenza, questa è la sezione del menu in cui si trovano i drink più intensi e audaci. È il caso del Midnight Hanamachi con mezcal, caffè, ananas, cardamomo e fumo di paglia. Altrettanto energiche le proposte analcoliche. Il Moonlight Shadow, per esempio, è fatto con un blend di spezie caraibiche, ananas carbonizzato e soda allo zenzero.
Infine ecco Kiri: la conclusione dello spettacolo, il momento in cui la tensione si placa e i sapori si ammorbidiscono. Tra le scelte a disposizione c’è The Final Bowrealizzato con cognac, sherry, caffè, liquore al caffè, cocco e fave di Tonka, oppure Vanishing Light dove il caramello di miso e la dolcezze della mela arricchiscono rye whiskey e amaro.
Un drink a sorpresa

Chiude la cocktail list un fuori programma. Si tratta del Kabuki Highball, presentato come “l’espressione più pura della nostra arte”. Richiede precisione ed eleganza, ed è una miscela di whisky giapponese ghiacciato, cascara sagrada, soda e agrumi.
Immagini courtesy Netsu Bar






