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Perché si chiama cocktail? Origine parola tra storie e leggende

Ipotesi, fantasie e racconti si intrecciano a un nome che evoca bevande colorate servite in bizzarri bicchieri a forma di uovo e decorati con code di gallo fino a drink raffinati e dai sapori eleganti. Qui, raccontiamo perché si chiama cocktail, ricostruendo l’origine del nome che accomuna bevande alcoliche miscelate con distillati, bitter, liquori, toniche e altri soft drink. Sorsi che parlano della mixology di ieri e dell’influenza che hanno avuto su quella contemporanea. Tra la storia dei cocktail origine parola e leggende.

Nomen omen: cocktail origine parola

Un nome emana vibrazioni ed è l’identità di ciò che viene pronunciato. Quando si dice cocktail, la mente va a ogni forma d’arte della miscelazione che l’uomo ha saputo applicare all’unione del mondo di distillati, bitter, liquori, toniche e altri soft drink. Qui trovate tutto ciò che c’è da sapere nella storia del cocktail, origini della parola e leggende.

Perché si chiama cocktail

Sul nome cocktail, dall’inglese coda di gallo, si sprecano leggende e racconti. La storia più antica risale al 1400 quando si dice che nelle campagne inglesi si miscelavano bevande colorate. Osservate dal bicchiere, quelle miscele ricordavano le variopinte code dei galli da combattimento.

Andando avanti nel tempo, nel 1800, si racconta che l’origine parola cocktail si debba al francese coquetier, un contenitore usato per le uova. Dalla Francia era arrivato fino a New Orleans per servire, invece, in modo stravagante le bevande alcoliche come il Sazerac, presentato da Jonh Schiller dal bancone del bar Sazerac Coffee in bicchieri dalla forma panciuta chiamati appunto Coquetelle.

Cocktail origine parola, tante storie legate a un solo nome

Tutto vero? La storia del cocktail origine parola e leggende non si fermano. Scavando nel passato della parola “cocktail” troverete anche il racconto che narra di una nave battente bandiera inglese. Salpata dall’isola per puntare alle coste sudamericane, era diventata luogo di continui festeggiamenti da parte dei ricchi passeggeri.

Sulla nave inglese venivano servite bevande fatte di liquori europei e succhi tropicali mescolati con una piuma di gallo. Stessa conclusione della storia vede anche un barman di Vera Cruz, in Messico, che si pensa mescolasse alcolici e frutta con piume di coda di gallo che poi finivano per decorare i suoi drink.

Dalle leggende ai “sacri testi”

Mentre negli anni la parola “cocktail” gira di bicchiere in bicchiere, dovrete attendere il 1806 per vederla pubblicata su un quotidiano, il Balance Columbian Repository che ne dà questa definizione: “Cocktail is a stimulating liquor composed of spirit of any kind, sugar, water and bitters” paragonando i drink che corrispondono a questa parola a miscelati eccitanti fatti di superalcolici, zucchero, acqua e amari.

Pochi anni più tardi la guida sui miscelati, How to Mix Drinks di Jerry Thomas datata 1862, e considerata nei secoli una sorta di bibbia del bere, pubblicherà numerose ricette realizzate grazie alla miscelazione di distillati e liquori, tra cui 10 ricette denominate appunto cocktail, ovvero bevande che si distinguevano dalle altre per l’uso specifico degli amari.

Perché si chiama cocktail, il contributo del Proibizionismo

Negli anni del Proibizionismo, quando negli Stati Uniti il consumo di alcool era considerato illegale, è risaputo che i cocktail dal 1919 al 1930 venissero bevuti negli speakeasy, locali clandestini ritornati di moda a livello mondiale anche di recente.

Data la scadente qualità dei liquori e dei distillati che circolavano in segreto, all’epoca si tendeva a mescolare in questi bar gli alcolici con altri ingredienti per coprirne ogni sapore poco gradevole. Anche le ricette di cocktail dell’era moderna risalgono a questi anni.

Ad esempio, la “Guide du barman et du gourmet chic” del 1921 e “900 recettes de cocktail et Boissons Américaines, del 1927”, entrambe di Adolphe Torelli, barista del Winter Palace di Nizza. Oppure, The Savoy Cocktail di Harry Craddock, che nel 1930 scrisse quello che ancora oggi è uno dei ricettari più famosi e venduti al mondo.

L’IBA, l’International Bartenders Association

Nel 1951 una commissione composta dai migliori barman del mondo fissa le regole di dosaggio e preparazione dei cocktail internazionali più conosciuti. Dilaga la tendenza e il nome cocktail si concretizza nell’immaginario a livello planetario.

Ma che crediate alle storie più bizzarre o solo a ciò che leggete su fonti certe sui cocktail, origine parola porta a una pronta associazione mentale che si traduce in un piacere miscelato intramontabile. Ieri come oggi.