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Moscow Mule, il cocktail a base di vodka diventato un cult

Non fatevi ingannare dal nome: il Moscow Mule si chiama così perché ha la vodka come base alcolica, ma non ci sono ulteriori collegamenti con la Russia. È un cocktail al cento per cento statunitense, popolarissimo ancora oggi e principe incontrastato dei buck.

Cos’è il Moscow Mule

La famiglia dei buck è composta dai drink realizzati con un super alcolico, del succo di lime e una bevanda gassata allo zenzero. La fama enorme del Moscow Mule ha però spinto molti a identificare i buck come mule: è il caso ad esempio del Gin Gin Mule, del Mezcal Mule, del Tennessee Mule, del Jamaican Mule e via dicendo. Tutti buck, chiamati mule. Siamo insomma di fronte a un pezzo da novanta fra i cocktail.

La storia del cocktail

Esistono due versioni, riguardo l’origine del Moscow Mule. Il denominatore comune è che ci troviamo negli USA e che tutto nasce da un’intuizione commerciale per vendere al pubblico statunitense prodotti conosciuti poco e apprezzati meno.

La prima storia è quella che va per la maggiore. È ambientata all’interno del bar del Chatham Hotel di New York City. L’anno è il 1941 e i protagonisti si chiamano John A. Morgan, John G. Martin e Rudolph Kunett. Sono tre imprenditori, facoltosi e a vario titolo coinvolti nel mondo della ristorazione e della mixology. Morgan produce ginger beer, mentre Kunett e Martin distillano e commercializzano una marca di vodka.

A un certo punto iniziano a fantasticare su un mix dei due ingredienti, formulano ipotesi e chiedono al bartender di fare un esperimento. In base a quanto riportato sul New York Herald Tribune, in un’intervista a Morgan datata 1948: “I bicchieri furono sollevati, contammo fino a cinque e buttammo giù il primo assaggio. Fu piacevole. Ci spinse verso pensieri avventurosi”.

Esiste anche una seconda versione, intorno alla nascita del Moscow Mule, e nessuno ha finora saputo decidere quale delle due sia veritiera. Racconta del bartender Wes Price e dello stock di ginger beer e vodka che languisce nella cantina del suo locale, invenduto. Di gettare tutto non se ne parla e così, ispirato dai buck, Price decide di mescolare i due ingredienti. Leggenda vuole che il primo bicchiere lo serva all’attore Broderick Crawford, che va in visibilio e suggerisce a Price il potenziale del nuovo cocktail.

L’affermazione e (forse) il nuovo cambio di nome

Il Moscow Mule si afferma massicciamente nel corso degli anniCinquanta, contribuendo in maniera significativa alla fortuna della vodka negli Stati Uniti. Il trascorrere dei decenni non ne intacca la fama, tanto da intrecciarsi con la storia recentissima.

In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, infatti, alcuni bar a stelle e strisce hanno deciso di modificarne il nome: non più Moscow Mule bensì Kyiv Mule, in riferimento alla capitale ucraina. È successo in più di un locale e la cosa ha attirato l’attenzione di testate come CNN e Business Insider.

Il cambio del nome non prenderà piede, ma è sintomo della fama di questo cocktail. Un drink dimenticato non avrebbe portato a simili decisioni.

La ricetta dal Moscow Mule

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L’IBA ha certificato la ricetta ufficiale del Moscow Mule, dunque in questo caso andiamo sul sicuro. Segnaliamo però che sono comuni alcune varianti: la più interessante è la sostituzione della ginger beer con lo sciroppo di zenzero.

Ingredienti

  • 45 ml vodka
  • 120 ml ginger beer
  • 10 ml succo di lime

Procedimento

Prendere un bicchiere highball, riempirlo di ghiaccio a cubetti e poi versare la vodka e la ginger beer. Aggiungere il succo di lime e mescolare con gentilezza. In alternativa all’highball si può utilizzare l’iconica tazza di rame.

Garnish

Una fettina di lime

La coppa di rame

Non possiamo parlare del Moscow Mule senza un accenno alla coppa nella quale viene spesso servito. Ma qui le cose si fanno fumose. Pare che tutto ruoti attorno alla russa Sophie Berezinski, figlia di un costruttore di tazze in rame, che emigra negli States e riesce in qualche modo a piazzare il prodotto paterno nella catena di bar Cock ‘n’ Bull (che appartiene al già citato John A. Morgan, quello che produce pure una ginger beer).

Grazie a Berezinski la presentazione del Moscow Mule acquisisce un impatto visivo particolare. Se ne accorge presto John G. Martin (altro nome che abbiamo già incontrato): intento a lanciare la vodka, decide di utilizzare una tecnologia di recente invenzione, la macchina fotografica istantanea Polaroid.

Martin si reca in un bar, promuove la sua vodka attraverso il Moscow Mule e scatta foto del bartender e di alcuni avventori mentre reggono una tazza di rame con dentro il drink. L’idea è appendere le immagini alle pareti dei bar e lasciarle ai gestori perché le distribuiscano ai clienti: una sorta di pubblicità virale e social, in anticipo di decenni. La trovata funziona e ancora oggi l’accoppiata fra cocktail e rame è diffusissima.