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60 anni morte Hemingway: i 5 cocktail preferiti dallo scrittore

Per celebrare i 60 anni dalla morte di Ernest Hemingway, ecco i cinque cocktail che il premio Nobel amava maggiormente bere

60 anni morte Hemingway, lo scrittore amante del buon bere

Dove Ernest Hemingway è considerato uno dei più grandi scrittori del 20esimo secolo, lì si collocano anche le sue più grandi bevute.

Ricordando il premio Nobel per l’anniversario del 2 luglio, giorno della sua morte 60 anni fa, si rammentano anche le storie legate ai suoi cocktail preferiti.

Qui ne trovate 5, dal fresco Death Afternoon all’iconico Daiquiri Special. Dal Gibson al Bloody Mary fino all’Hemingway Martini, detto anche Montgomery.

The Death Afternoon

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Dal titolo del libro di Hemingway sulla corrida spagnola, scritto nel 1932, a uno dei drink prediletti dallo scrittore.

Il nome è The Death Afternoon ed è un cocktail che lo stesso Hemingway si racconta volesse preparato versando un jigger di assenzio in una coppa da champagne colmando con le bollicine fino a raggiungere il bordo del bicchiere.

In questo modo si otteneva un cocktail effervescente e sorprendentemente rinfrescante. Richiesto ancora oggi dagli appassionati della Fata Verde.

Hemingway Special

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Spesso associato allo scrittore c’è l’Hemingway Special, creato al Floridita, un bar dell’Avana frequentato dallo stesso autore, il cui barman è passato alla storia della mixology come uno dei maggiori conoscitori di Daiquiri.

Il suo nome era Constante Ribalaigua Vert e, verso la metà degli anni ‘30, al Floridita proponeva di questo drink non meno di cinque varianti.

Si dice inoltre che, vista la preoccupazione di Hemingway di soffrire di diabete come il padre, venisse sostituito lo zucchero con qualche goccia di liquore al maraschino, oltre a un’aggiunta di succo di pompelmo da unire al lime.

Gibson

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L’amore di Hemingway per il Martini non è una novità. Nell’Addio alle armi il protagonista Frederic Henry sostiene infatti di non aver mai bevuto nulla di così bello e pulito.

Hemingway però richiedeva il suo drink privo di dry vermouth e colmo di cipolline ghiacciate. Insomma, un Gibson. Proprio quel cocktail che uno dei sacri testi della mixology, The World’s Drinks And How To Mix Them, fa risalire alla San Francisco del 1800.

Bloody Mary

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Un’altra eredità di Hemingway è il fresco e saporito Bloody Mary. Non che l’avesse inventato lo scrittore americano, soltanto che anni di bevute lo avevano portato a seguire una regola ferrea nella preparazione.

Se al primo assaggio risultava troppo forte, bisognava aggiungere un po’ di pomodoro. Se mancava di carattere, si doveva aggiungere della vodka assicurandosi che fosse di qualità. Il resto degli ingredienti?

Il succo di pomodoro e di limone, la salsa Worchester, il Tabasco, il sale e il pepe, un sedano.

Hemingway Martini

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Un altro drink che ha preso il nome dello scritto è l’Hemingway Martini, una variante del Martini Cocktail. La differenza? Molto più dry del grande classico.

I più lo conoscono come Montgomery, nome dato in onore del famoso generale inglese e servito con una quantità di gin elevata (60 mi) rispetto alle gocce di vermouth (4 ml) che rendono il cocktail molto impegnativo e adatto agli appassionati del gin quasi liscio.

Come Ernest Hemingway voleva.