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3 Cocktail Low Alcol di Diego Ferrari

L’evoluzione della tendenza dei Drink Low ABV raccontata dal suo precursore italiano, con tre ricette di cocktail a basso tenore alcolico.

Gli albori dei Cocktail Low Alcol

Trasformare un limite in un’opportunità, diventando il precursore di una delle ultime tendenze del “bere bene”. Diego Ferrari, affermato mixologist e brand ambassador con esperienze internazionali, c’è riuscito e ha raccolto la sua esperienza all’interno di un libro.

Tutto ha inizio nel 2014 quando, da bar manager della Rotonda Bistro di Milano, Ferrari si è messo all’opera per realizzare un’inedita drink list composta solo da cocktail a basso tenore alcolico. Infatti, all’interno della location del MUBA (Museo dei Bambini di Milano) era consentito servire solamente drink con un indice abv inferiore ai 21°.

Così, alla guida di un team affiatato e del giovane Cesar Araujo, ha proposto un nuovo modo di bere che ha conquistato i consumatori milanesi, tanto da diventare un vero e proprio “case study” da raccontare nei suoi speech internazionali.

L’approccio globale alla miscelazione low abv è arrivato nel 2017” racconta Diego Ferrari. “Esattamente dopo 3 anni dall’inizio dei miei studi sulla materia e dopo varie attività di divulgazione di questa nuova tendenza in giro per il mondo”.

Ed è nel 2018, grazie all’uscita di “Cocktail low alcool” edito da Bibliotheca Culinaria che Ferrari viene ufficialmente consacrato a precursore della tendenza. “Il libro è stata la ciliegina sulla torta di questo percorso. Ancora oggi è riconosciuto a livello internazionale come esempio di intuizione e innovazione”.

Quando i Cocktail low alcol diventano tendenza

cocktail low alcool diego ferrari

Una tendenza, però, si può definire tale solamente quando si consolida nelle abitudini del consumatore. E, se all’inizio il pubblico sembrava dubbioso nei confronti dei Cocktail Low Alcol, oggi ne apprezza le proposte e li sceglie con frequenza. “Sicuramente decenni di “fammelo bello carico” uniti alla poca conoscenza del mondo degli spirits ha rallentato la diffusione del trend” rivela Ferrari.

Da qualche anno però, specialmente i clienti più giovani, hanno iniziato a comprendere l’importanza di bere un ottimo drink con ingredienti di qualità ben bilanciati. La ricerca, l’evoluzione e la conoscenza dei prodotti è ormai globale e la spinta verso il concetto di bere consapevole da parte di istituzioni e grandi brand ha sensibilizzato enormemente il pubblico”.

Cocktail low alcol oggi, le sperimentazioni e i twist on classic

A proposito dei brand, nell’ultimo anno e mezzo nel mercato globale sono apparsi molti prodotti alcohol free (con lo 0% di alcol) che permettono ai bartender di creare miscele sempre più complesse con gradazioni controllate.

Questi nuovi distillati hanno differenti proprietà organolettiche, rivelandosi molto interessanti per fare ricerca e sperimentare nuove ricette” continua Diego Ferrari. “I più richiesti sono sicuramente i twist on classic, facili da raccontare al cliente e già ben impressi nel suo immaginario. Pensate di bere un Manhattan con una gradazione alcolica pari a un terzo del drink originale utilizzando dei prodotti alcohol free”.

Da non dimenticare che lo stesso Gin and Tonic, se realizzato con accortezza, ha una gradazione di circa 11% abv. “Altri esempi possono essere il Mojito con 10,5% abv o una Pina Colada che arriva all’8% abv. Si tratta di cocktail famosi e popolari che oggi possono essere raccontati al cliente anche da questo punto di vista, grazie alla nuova cultura del sapere”.

Come creare un ottimo Cocktail Low Alcol?

Secondo Diego Ferrari i drink migliori sono quelli semplici, specialmente i low abv. “La cosa più importante da sapere è che i prodotti sotto i 21° abv tendono ad avere dei valori zuccherini molto più elevati rispetto ai superalcolici. Per questo, un cocktail low alcol deve essere ben bilanciato”.

Le note aromatiche dei bitter si rivelano quindi strategiche nella concezione di queste miscele. “Partire dai twist on classic può aiutare in una fase iniziale. Per esempio, si può utilizzare un liquore ai fiori di sambuco al posto della vodka in un Moscow mule, oppure il porto bianco in sostituzione del rum per un Mojito” conclude Ferrari.

“Per gli amanti dei dry cocktail, invece, consiglio di puntare su sakè, spumanti extra dry e succhi citrici freschi, andando a escludere ingredienti zuccherini. Un esempio? Il Dirty Sakè, variante del Dirty Martini dove il gin viene sostituito dal fermentato di riso giapponese”.

3 ricette di cocktail low alcol firmate da Diego Ferrari

Dai twist ai signature di Ferrari, ecco quindi tre ricette di drink low abv tratte direttamente dal libro Cocktail low alcool, facili da realizzare anche a casa:

Big Apple

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Ingredienti

  • 10 ml sciroppo di zucchero
  • 1 meringa
  • 20 ml succo di limone
  • 40 ml liquore verde al melone
  • 40 ml liquore alla mela verde

Preparazione

Inserire tutti gli ingredienti all’interno dello shaker e sciogliere la meringa utilizzando il bar spoon. Procedere con una vigorosa shakerata di 15-20 secondi e versare in una coppetta con un cubo di ghiaccio.

Garnish

Terminare con una fetta di mela disidratata

Fake Pisco Sour

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Ingredienti

  • 15 ml sciroppo di zucchero
  • 2 meringhe
  • 25 ml succo di lime
  • 60 ml Soft Spirit a base di uva 

Preparazione

Versare in uno shaker tutti gli ingredienti e ammorbidire le meringhe con l’aiuto di un bar spoon. Aggiungere abbondante ghiaccio e shakerare per 15-20 secondi. Versare la miscela in una coppetta ben fredda.

Garnish

Completare con una fettina di lime disidratata e poche gocce di bitters.

Last Ronin

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Ingredienti

  • 15 ml Liquore ai fiori di sambuco
  • 3 drop orange bitters
  • 40 ml Vermouth Extra Dry
  • 40 ml Sakè

Preparazione

Versare tutti gli ingredienti in un mixing glass raffreddato e colmo di ghiaccio. Con la tecnica dello stir raffreddare la miscela per circa 10 secondi. In una ciotola orientale in ceramica adagiare una sfera di ghiaccio cristallino e versare il drink

Garnish

Decorare con della maggiorana fresca

Cocktail Low Alcool” è disponibile in versione italiana e inglese

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Immagini Courtesy Bibliotheca Culinaria, credits Pasquale Formisano