Nel 2025 il settore del beverage in Italia ha registrato performance contrastanti: dal calo della produzione di grappa all’avanzamento dei ready to drink. Qui, tutti i dati della relazione annuale di AssoDistil, associazione di categoria, che mostrano la situazione attuale quanto le tendenze.
La visione della distillazione in Italia secondo AssoDistil
La relazione annuale 2025 di AssoDistil, associazione che rappresenta circa il 95% della produzione nazionale di alcol etilico e acquaviti da materie prime agricole, restituisce un quadro di solidità anche nel cambiamento. In un contesto segnato da inflazione, nuove abitudini di consumo e pressioni concorrenziali a livello internazionale, il comparto distillatorio italiano mostra segnali di tenuta, pur dimostrando alcune fragilità. I dati, elaborati da AssoDistil su fonti Istat, Nomisma e Eurostat, fotografano un settore in cerca di nuovi equilibri tra qualità, sostenibilità e visione strategica.
Un settore sotto pressione
Nonostante le incertezze geopolitiche e i cambiamenti macroeconomici globali, nel 2024 la produzione italiana ha mantenuto una marginalità definita “onesta”, anche grazie agli investimenti in energie rinnovabili e alla valorizzazione delle filiere residue. L’approccio circolare e sostenibile è una delle carte vincenti delle distillerie italiane, che intendono affrontare il futuro puntando sulla qualità, più strategie innovative e una maggiore promozione.
Produzione globale e nazionale: numeri e tendenze
A livello mondiale, la produzione di alcolici di origine agricola ha raggiunto 1,349 miliardi di ettanidri (+2%). Gli Stati Uniti e il Brasile restano i principali player, mentre in Europa si registra una produzione di 90 milioni. L’Italia? Contribuisce con 1.032.000 ettanidri, stabile rispetto al 2023. Da notare il forte calo degli alcoli da vino (-30%) e da frutta (-66%), a causa di una vendemmia particolarmente scarsa.
Grappa IG: cala la produzione, servono nuove strategie
Nel 2024 la produzione di Grappa IG è scesa a 74.000 ettanidri (-8%). In parallelo, le esportazioni del distillato simbolo del Made in Italy hanno perso il 12% in volume. Il principale mercato resta la Germania (60% dell’export in bottiglia), ma la concorrenza e il cambio generazionale impongono nuove riflessioni: serve un rilancio anche in chiave mixology.
Distillazione in Italia, cambia il consumo: vince il gin, crescono i no-lo
Dati Nomisma alla mano, il consumo complessivo di spirits in Italia è calato del 9% nel periodo 2019-2024. I prodotti da meditazione (grappa, brandy e cognac) sono in flessione, mentre crescono le preferenze per distillati miscelabili. Il gin segna +25% in cinque anni, i ready to drink +34%, e i prodotti no/low alcol +49,7%. I liquori restano in cima alle preferenze, trainati dal consumo fuori casa (56% del totale).
L’export tiene, ma la concorrenza pesa
Nel 2024 l’export italiano di spirits ha raggiunto 1,75 miliardi di euro (+5% rispetto al 2023). A guidare le esportazioni è la Germania (21% del totale), seguita da Usa e Regno Unito. In crescita il whisky (+37% a valore), in calo grappa e gin (-8%). L’Italia importa sempre più etanolo, soprattutto da Spagna, Pakistan e Ungheria: un trend che preoccupa gli operatori, specie in riferimento alle condizioni agevolate previste dal regime GSP+ per il Pakistan.
Promozione all’estero: focus su Germania e Cina
Sul fronte promozionale, il Consorzio Nazionale Grappa ha rafforzato la sua presenza al Bar Convent di Berlino, mentre il progetto europeo Discover Italian Brandy ha rilanciato le attività in Cina con oltre 450 eventi, 2.000 training e 14 milioni di contatti. Le attività mirano a rafforzare il posizionamento internazionale dei distillati italiani, puntando su autenticità, tradizione e sostenibilità.
Il futuro della distillazione in Italia passa da bioetanolo e sostenibilità
Il settore distillatorio guarda sempre più alla produzione di bioetanolo, spinto dalle politiche europee in materia di energie rinnovabili e decarbonizzazione dei trasporti. AssoDistil chiede alla Commissione UE la sospensione delle agevolazioni doganali al Pakistan per proteggere il mercato europeo dell’etanolo. Intanto, la normativa sulla dealcolizzazione dei vini apre scenari ambivalenti: opportunità per i biocarburanti, ma anche rischi per il mercato delle acquaviti.






