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No alcol, crescono i consumi tra le giovani generazioni

Il mercato dei cocktail sta cambiando: ai Millenials e alla Generazione Z piace no alcol. Secondo i nuovi dati e le previsioni di IWSR Drinks Market Analysis i drink privi di alcol conquisteranno quasi il 4% dei volumi del settore entro il 2027. Una tendenza alla moderazione dettata principalmente dallo stile di vita dei consumatori che preferiscono bere meno alcol e tenere sotto controllo la frequenza di consumo. Il target? Giovane, molto giovane.

Un nuovo studio sul mercato del no alcol

Negli ultimi tempi, le bevande no alcol hanno registrato un vero e proprio boom, attirando l’interesse di un numero crescente di acquirenti, con un giro di affari di oltre 13 miliardi di dollari e una crescita in volumi del 5%, considerando il 2023. È quanto emerge dallo studio di IWSR, nota società di ricerche britannica, che ha analizzato il consumo di bevande analcoliche e a basso contenuto di alcol.

Dall’analisi, i numeri appaiono incoraggianti. Per IWSR, la categoria di bevande no/low alcol crescerà del 6% in volume entro il 2027, con un 7% in più per le bevande analcoliche e un 3% in più per quelle a basso contenuto alcolico nello stesso arco di tempo.

I nuovi consumatori di no alcol

Nonostante il tasso di crescita sia stato più lento rispetto agli anni precedenti (il consumo no alcol era cresciuto dell’8% in volume tra il 2019 e il 2023), la categoria continua ad attrarre nuovi consumatori, in particolare in mercati come Stati Uniti e Canada, tra i giovani mentre in misura minore tra i Boomer.

Quasi un quinto (17%) di tutti coloro che hanno scelto di bere analcolico nell’ultimo anno sono nuovi consumatori, mentre per quelli che hanno iniziato a bere drink a basso contenuto alcolico, la percentuale scende al 16%.

Il no alcol cresce

I drink no alcol piacciono ed entrano in competizione con i cocktail tradizionali. Per IWSR le bevande alcol free sottraggono quote considerevoli agli alcolici tradizionali, rappresentando due terzi dei volumi della categoria, di cui il 72% è costituito da birra e sidro.

Guardando al futuro del no alcol, lo studio prevede una conquista del quasi 4% dei volumi del settore entro il 2027, anche grazie allo sviluppo di mercati come Canada, Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Per mercati come Germania e Spagna è prevista una crescita del 2%, mentre per il Giappone la percentuale dovrebbe salire al 5%.

La relazione tra luogo e frequenza di consumo

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Le motivazioni sono diverse. Il luogo, per esempio, influisce sulla fascia dei consumatori e sull’intensità del consumo stesso. In generale, i Millennials risultano essere tra i principali consumatori di no/low. Tuttavia, esistono delle differenze a seconda del Paese a cui ci si riferisce.

Nei mercati più sviluppati, come Giappone, Spagna, Germania e Francia, i consumatori appartengono alla fascia più adulta della popolazione, ma sono soliti bere in casa. In luoghi come Sudafrica, Stati Uniti e Brasile, i Millennial e la Gen Z consumano drink soprattutto al di fuori delle mura domestiche.

La disponibilità e il gusto come ostacoli principali

Di contro, sono numerose le barriere che riguardano il consumo di bevande low/no alcol. La disponibilità economica può rappresentare un ostacolo importante per consumarne con maggiore frequenza (il 47%). Questo è particolarmente importante in Paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Sudafrica dove le pressioni sul reddito sembrano essere il principale motore della scelta o meno. Ma non solo. C’è chi è scoraggiato anche dal gusto di questi prodotti o chi semplicemente preferisce gustare altro. Si stima che accada al 50% dei non consumatori di bevande senza e a basso contenuto alcolico. Il Paese che ne registra la controtendenza? Il Giappone.

La voglia di sperimentare delle nuove generazioni

In conclusione, come emerge dallo studio, le giovani generazioni sono tra le categorie più interessate a provare alternative analcoliche, rispetto alla fascia più adulta della popolazione.

Negli Stati Uniti, ma anche in Brasile e Sudafrica, sono i Millennial e la Generazione Z a sperimentare di più. L’Europa e il Giappone mostrano invece minore interesse a provare nuovi spiriti analcolici, anche a causa della maggiore percentuale di Boomer, storicamente meno aperti alle novità.