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Come progettare un cocktail bar di successo: intervista a Carmine Abate

Come si fa a progettare un cocktail bar di successo? Il design da solo non basta. Va connesso all’estetica, all’ergonomia, alla funzionalità degli spazi. Parola all’architetto Carmine Abate, specialista in architettura di interni. Tra i suoi lavori anche i concept bar di Napoli Parentesi e Stereo Mike.

Carmine Abate, come progettare un cocktail bar di successo

Carmine Abate progetta spazi su misura attorno alle esigenze dell’utilizzatore finale. Oltre al settore residenziale, il progettista si è specializzato nel design dei luoghi di consumo di food & beverage. Tra gli ultimi lavori portati a termine ci sono i cocktail bar Parentesi Concept Bar e Stereo Mike di Napoli.

Ma come si fa a progettare un cocktail bar di successo? In ogni incarico, Abate parte da una progettazione standard dell’area interessata, rimanendo a stretto contatto con il bartender in ogni fase del lavoro.

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La capacità dell’architetto di conciliare la sua vena creativa con le richieste dei mixologist contribuisce alla buona riuscita di ogni progetto: “Disegnare un cocktail bar di successo vuol dire concepire ogni dettaglio insieme agli imprenditori e al personale del locale. Nel caso di Parentesi ho avuto la fortuna di avere dei proprietari aperti dal punto di vista mentale ed economico. Dietro c’è stato uno studio che ha coinvolto diversi aspetti, come l’esposizione delle etichette”, dice Abate. “In generale, comunque, cerco di ascoltare sempre le esigenze del bartender, coinvolgendolo sia nella parte tecnica che in quella sartoriale”, continua l’architetto.

Un cocktail bar tailor-made by Carmine Abate

A Napoli, Carmine Abate si occupa principalmente di architettura di interni di residenze e spazi commerciali, come bar, showroom, ristoranti e negozi. Il suo è un percorso progettuale in cui ogni locale è costruito su misura per il committente e per lo spazio che lo circonda.

I suoi ultimi lavori hanno riguardato due locali diversi tra loro per concezione: Parentesi Concept Bar, situato in località Frattamaggiore (a una decina di km da Napoli) è un locale intimo, adatto per chi vuole sorseggiare un drink o degustare le specialità del menu facendosi catturare dalla combinazione di materiali, forme e colori. Stessa cosa per Stereo Mike, ubicato nella Napoli borghese, a due passi da piazza S. Pasquale, un locale da asporto in continuo movimento adatto a un target più giovane.

Diretti al bancone, senza intoppi da Parentesi e Stereo Mike

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In ognuno dei due lavori c’è dietro un disegno ben preciso e nulla è lasciato al caso. A cominciare dal flusso dello spazio, che per l’architetto ha un’importanza fondamentale. In entrambi i locali, è stata eliminata la parte dedicata all’accoglienza per consentire alle persone di dirigersi rapidamente verso il bancone. Tutto è pensato per una consumazione semplice e veloce: “In entrambi i casi, per non creare una barriera per gli ospiti, abbiamo concepito lo spazio in modo tale che chi chiunque entri abbia la possibilità di arrivare direttamente al bancone. Questo garantisce grande permeabilità tra interno ed esterno in entrambi i progetti”, dice Abate.

La differenza di metratura tra i locali ha portato l’architetto a compiere scelte diverse. Se Stereo Mike rappresenta un’esperienza visiva che punta maggiormente sull’estetica in uno spazio ristretto, che ben si adatta al momento dell’aperitivo, Parentesi è concepito per accogliere gli ospiti nei diversi momenti della giornata, garantendo loro libertà di movimento.

Parentesi: molto più di un semplice bar

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Negli anni ‘80 un classico bar, poi una banca e infine il ritorno alla sua vocazione originale. L’architetto Carmine Abate ha voluto imprimere il suo tocco personale fin dal nome, fortemente voluto per via della forma del locale a mezzaluna: “Parentesi è il locale che più mi ha ispirato. La forma del manufatto è un incrocio perfetto tra un trapezio e un’ellisse. Aver trovato una planimetria così complessa all’inizio è stata una svolta per me”.

Per il progetto di Parentesi, l’architetto ha pensato di collocare la parte della cassa in una zona tale da non intralciare la consumazione dei clienti. “Abbiamo deciso di posizionare la cassa in fondo al bancone per consentire una maggiore libertà nell’area dei tavoli e la parte del consumo. In questo modo, l’ospite può scegliere di stare sui divani oppure nella zona verso l’uscita”, continua Abate.

Il layout di Carmine Abate

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Una superficie di oltre 130 mq, comprensivi di una sala dinner e una zona drink, con al centro dello spazio il bar, con una parte antistante pensata per essere sufficientemente distante dalla zona dei tavoli. Un design curato e ricercato in cui tutto è coordinato, ma mai abbinato. Le tonalità sono perfettamente armonizzate tra loro: si va dal blu scelto per gli esterni, al bianco ottico, dal verde alla carta da zucchero.

Una varietà che si riflette anche nei materiali, con legni naturali, come il rovere tinto nero, oppure laccati, come il rivestimento scanalato del bancone verniciato in verde lucido. I velluti dei divani, si mescolano alla plastica lucida nera delle poltroncine e delle sedute, presenti in due tipologie differenti: “Dal punto di vista dell’ergonomia dello spazio, il locale è attrezzato con una seduta dinner e un’altra adatta al pubblico che entra nel locale per bere e trascorrere momenti di relax. La seduta in questo caso è molto più larga e comoda”, prosegue l’architetto.

Il format

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Parentesi è più di un semplice bar. Varcare le sue porte significa, come suggerisce il nome, concedersi un momento di relax assaggiando piatti unici e ricercati, immersi in un ambiente caratterizzato dalla giustapposizione di forme, colori e materiali, con la possibilità di scegliere tra le centinaia di etichette di distillati. La bottiglieria include 40 tipologie differenti di gin, divise per nazionalità, passiti, amare e grappe, oltre a una selezione di sigari, custoditi all’interno di un frigo vicino al bancone, che il cliente può scegliere di abbinare al proprio drink.

Per Parentesi, Abate ha scelto un’illuminazione che contribuisce a esaltare l’ambiente, a partire dal lampadario presente nella sala dinner, con effetti di grande impatto sul soffitto che sulle pareti. Le luci regolabili permettono, infine, di ricreare scenari differenti a seconda delle esigenze, dando vita a uno spazio che si rinnova continuamente nel corso della giornata.

Stereo Mike: il viaggio negli anni ’90 di Carmine Abate

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Entrare da Stereo Mike significa compiere un viaggio nel tempo, per tornare indietro con la mente fino agli anni ’90. Un’epoca senza social né smartphone, ma piena di euforia. E proprio il movimento e la mutazione sono gli elementi che caratterizzano il cocktail bar progettato dall’architetto, che per il nome si è ispirato alle prime note di Drinking in Los Angeles, brano dei Bran Van 3000.

“Il nome del locale è stato voluto fortemente da me. Quando ho conosciuto i proprietari sembravano usciti da lì, dalla storia di quella canzone. Un nuovo concept bar nella città dei record. Ci saluta e si presenta proprio come inizia la canzone dei Bran Van 3000: ‘Hi! My name is Stereo Mike!’”, aggiunge Carmine Abate.

I colori di Stereo Mike

L’architetto, che ha avuto fin da subito carta bianca per il suo progetto, ha saputo ricreare un ecosistema esperienziale fatto di effetti cromatici sulla vetrata esterna ricreati con la pellicola 3M, capace di cambiare colore in base all’angolo di osservazione, con sfumature che vanno dal blu al magenta dal giallo, fino all’arancio e al verde. In questo modo, il visitatore si trova immerso in un moto indefinito, favorito da un soffitto rivestito in pluriball.

“Ci sono ‘mille culure’ in questo vetro che cambia sfumature all’infinito. Con i riflessi che entrando fino all’interno creano un effetto curioso. Da dentro si vedono le centinaia di passanti che si fermano per il più fashion dei selfie”. Il risultato è un locale provocatorio, che colpisce fin dal primo impatto e che ben si adatta alla vita da strada grazie all’ampio spazio esterno.

Gli spazi interni ridotti hanno portato l’architetto a compiere scelte meno elaborate rispetto a Parentesi. All’interno di Stereo Mike, una pavimentazione realizzata in color perla, con un numero ridotto di sedie fatte a disegno (stessa tecnica usata per i divani e il bancone) che garantiscono una certa comodità fino al momento dell’aperitivo. Dopo cena, infatti, la vita si sposta completamente all’esterno e l’atmosfera si fa sempre più conviviale con il passare delle ore.

Anche la bottigliera vuole la sua parte

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La bottiglieria, rivestita della stessa pellicola 3M delle vetrate, include un’offerta limitata a poche etichette premium e ad alcuni distillati. Oltre al gin e alla vodka di base, il cliente può scegliere tra diverse bottiglie, ma non si superano le 4-5 etichette in totale: “In Stereo Mike abbiamo una bottigliera continua. Le bottiglie sono poste l’una accanto all’altra e risultano meno definite rispetto a Parentesi. Questo è nato dalle esigenze della committenza”, dice Abate. I ragazzi volevano un qualcosa che facesse parlare e così è stato. Il concept ha avuto un importate successo sia per me, sia per i proprietari del locale”, conclude Abate.

La chiave per l’architetto Carmine Abate è una: non accontentarsi dei soliti stereotipi legati alla tradizione napoletana. Il suo successo è legato a un approccio perfezionistico e ironico allo stesso tempo, i suoi lavori raggiungono i limiti della fantasia, arricchendosi di dettagli che non lasciano mai indifferenti. Neanche i più distratti.

Immagini courtesy Carmine Abate, credits Carlo Oriente