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Come è nato il Batanga, cocktail di Don Javier Delgado Corona

L’autentico Batanga non è più possibile berlo perché è un cocktail intimamente legato al suo inventore: Don Javier Delgado Corona (1925-2020). Però lo si può replicare fedelmente e rispettando il rituale del coltello: su questo punto torneremo fra qualche riga.

Batanga, la storia del cocktail

Il Batanga (o la Batanga, vanno bene entrambi) prende le mosse da un altro drink, chiamato Charro Negro. Quest’ultimo è la versione messicana del Cuba Libre, preparata con tequila al posto del rum e con del sale sul bordo del bicchiere. Gli ingredienti che non cambiano sono il succo di lime e la cola, e quest’ultima fornisce un indizio per posizionare temporalmente la nascita del Batanga (e del Charro Negro). Occorre infatti reperire della cola e questo, in Messico, è fattibile da metà del XX secolo.

Più precisi di così è impossibile e lo stesso Don Javier Delgado Corona non ha mai saputo indicare una data esatta: «L’ho inventato negli anni Cinquanta o forse nei Sessanta, non ricordo bene». Molte fonti puntano sul 1961, ma, appunto, senza potersi dire esatte.

Chi era Don Javier Delgado Corona

Don Javier, dunque. Per capire il personaggio basta considerare che il Batanga è sostanzialmente identico al Charro Negro, ma che esiste lo stesso perché lo preparava lui. È come se un bartender servisse un Martini, o un Old Fashioned, ma potesse permettersi di dare un nome originale al drink solo perché miscelato dalle sua mani. E poi questo secondo nome diventasse più famoso del primo. Per dire dell’autorevolezza.

Siamo dunque intorno al 1961, nella cittadina di Tequila. Da qualche anno Don Javier gestisce La Capilla, che ha fondato tempo addietro e che ha fama di essere il più antico bar della zona. Don Javier è un tuttofare, ma il più delle volte sta piantato dietro il bancone del bar ad accogliere clienti e a servire loro da bere. Tanti bicchieri. Tantissimi. Leggenda vuole che La Capilla fosse nota come il posto in cui entri in piedi ed esci sulle ginocchia.

Quando il Charro Negro diventa Batanga

È facile immaginare Don Javier preparare un Charro Negro dopo l’altro. La ricetta prevede di prendere un bicchiere highball e utilizzare una fettina di lime per inumidire il bordo e farci attaccare del sale. Poi inserire ghiaccio a cubetti, versare gli ingredienti e mescolare.

Ed ecco il tratto distintivo: Don Javier non utilizza un cucchiaio, bensì il coltello che ha tagliato il lime. Un vezzo o forse una comodità, ma comunque un gesto caratterizzante. Chiacchierare con lui è piacevole, la gente gli vuole istintivamente bene e quel gesto diventa una firma.

Perché proprio questo nome?

A Cristian Bugiada, grande esperto di Messico e distillati messicani racconta che lo stesso Don Javier, quando era ragazzo, «lavorava in un locale sulla piazza di Tequila, a pochi isolati da quello che diventerà poi La Capilla. Un giorno, durante un turno di lavoro, gli finiscono i bicchieri (che lui chiamava tubos). Va al mercato a comprarne altri, ma non ne trova e quando torna dice “no hubo tubos pero hubo batangas”, riferendosi alla forma più panciuta dei bicchieri che aveva trovato e chiamandoli con il soprannome di un suo amico».

A proposito dell’amico: si chiamava Juan. I bicchieri recuperati da Don Javier erano di vetro verde e leggermente più bassi di un normale highball. Don Javier prendeva benevolmente in giro Juan dicendo che assomigliavano a lui: erano bassi, scuri e pieni di alcol. E il soprannome di Juan era Batanga: come una canoa di bambù tipica delle Filippine. L’aveva ricevuto perché in Messico si indica un ubriaco dicendo che va in barca (va per acqua).

Insomma, fra bicchieri canoe e amici che alzano il gomito ecco che il Charro Negro diventa Batanga. Continua Bugiada: «Da quel momento le persone cominciarono ad associare il drink a quel nome e a Don Javier, di conseguenza anche al suo modo molto singolare di prepararlo, ovvero con l’utilizzo di un coltello invece che un cucchiaio per agitarlo nel bicchiere».

C’è un solo, vero Batanga e non esiste più

La gente frequenta La Capilla perché c’è Don Javier Delgado Corona. Il Charro Negro si chiama Batanga perché lo prepara lui, al bancone del proprio bar. Quando la morte lo coglie, alla bellezza di 95 anni, tutto cambia: il bar c’è ancora, un pezzo della sua anima è volato via. Cristian Bugiada dice che a Città del Messico il Charo Negro si chiama così: «E sono convinto anche in altri posti». A Tequila, presso La Capilla, si chiama Batanga. È diverso, perché manca Don Javier, ma c’è.

La ricetta del Batanga cocktail

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Va da sé che è essenziale utilizzare un coltello per mescolare il drink, altrimenti viene meno l’omaggio al creatore del Batanga. Inoltre è bene utilizzare un sale di alta qualità.

Ingredienti

  • 60 ml tequila blanco
  • 12,5 ml succo di lime fresco
  • 105 ml cola
  • 1 pizzico di sale

Procedimento

Prendere un bicchiere highaball precedentemente raffreddato. Inumidirne il bordo con il lime e cospargerlo di sale. Poi mettere ghiaccio a cubetti, versare gli ingredienti e mescolare.

Garnish

Nessuna.

Foto di Julie Couder x Coqtail, location MAG La Pusterla – riproduzione vietata