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Algonquin, storia e ricetta del cocktail nato a New York

I cocktail con pochi ingredienti possono sembrare facili da preparare, ma l’Algonquin ci ricorda che basta pochissimo per sbagliarli. Con le parole di Gary Regan: “È una di quelle ricette che richiedono massima precisione, altrimenti il drink viene sbilanciato” (la citazione è dal libro The Joy Of Mixology).

Algonquin, una storia oscura

Stiamo parlando di un classico di inizio Novecento. Non è chiaro in che anno sia nato, ma conosciamo il luogo esatto. Si tratta dell’Algonquin Hotel, aperto nel 1902 al civico 59 della quarantaquattresima strada Ovest, in Midtown Manhattan (New York City).

Luogo diventato famosissimo perché dal 1919 al 1929 ospitò i pranzi della Round Table, gruppo informale e godereccio che riuniva gente della cultura e dello spettacolo: Harpo Marx, Dorothy Parker, Robert E. Sherwood, Marc Connelly, George S. Kaufman, Robert Benchley, Alexander Woollcott e via elencando. È probabile che l’Algonquin cocktail non sia stato creato per un incontro della Round Table: il loro drink preferito era infatti il Martini, immortalato pure in una poesia di Dorothy Parker.

È inoltre ragionevole pensare che la data di nascita sia precedente il 1920, oppure successiva al 1933.  Frank Case, il proprietario dell’hotel in quel periodo, è stato uno dei pochi gestori di locali a non essere ostile al Proibizionismo (1920-1933). Pur consentendo la presenza del Martini, difficilmente avrebbe favorito nuove sperimentazioni. O almeno, questo è ciò che sostengono gli storici della mixology, senza poter essere più precisi di così.

Algonquin cocktail, la ricetta

Una delle prime ricette su carta stampata compare nel 1935, all’interno di Along The Wine Trail: an anthology of wines and spirits (a firma di Gustav Selmer Fougner). È quella che ancora oggi viene servita al bar dell’Algonquin Hotel e che aiuta a districarsi tra le numerose varianti che sono state proposte nel corso del tempo.

Ingredienti

  • due parti di rye whiskey
  • una parte di vermouth dry francese
  • una parte di succo di ananas

Alcune ricette consentono l’uso di un vermouth dolce, ma i puristi lo sconsigliano: questione di bilanciamento dei sapori. Per lo stesso motivo è importante che il succo d’ananas non sia di tipo industriale, soprattutto se addolcito. L’ideale è che venga centrifugato al momento. In questo modo l’Algonquin conserva le sue caratteristiche di cocktail secco, con le poche note dolci fornite esclusivamente dal frutto.

Procedimento

Esistono due procedimenti accettati: mescolare gli ingredienti nel mixing glass, oppure dare una bella agitata nello shaker. La differenza principale è che nel secondo caso la consistenza sarà leggermente più cremosa: a differenza del succo d’arancia, infatti, quello di ananas tende a farsi più spumoso, se lavorato con forza.

Dipende molto dai gusti, insomma, ma vale la pena di segnalare che autorevoli pareri sostengono la giustezza della tecnica stir. Ciò detto, in entrambi i casi il finale è il medesimo: filtrare in un bicchiere da cocktail precedentemente raffreddato, senza aggiungere guarnizioni di sorta.