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Japanese, storia e ricetta del cocktail (forse) di Jerry Thomas

Il Japanese cocktail non ha nulla di giapponese (è statunitense al 100%) ed è una delle poche ricette che molto probabilmente sono state inventate da Jerry Thomas. È una discreta sberla alcolica e pare abbia avuto grande successo, ai suoi tempi. Oggi è decisamente meno famoso, ma è pur sempre degno di nota.

Japanese, la storia del cocktail

Il nome Jerry Thomas posiziona la nascita del Japanese nella seconda metà del XIX secolo. Come ben sanno coloro che amano questa fase della mixology, è necessario accontentarsi di notizie frammentarie e ipotesi. Magari valide e corroborate dagli esperti, però impossibili da confermare con assoluta certezza.

La origin story più accreditata afferma che il Japanese è stato inventato nel giugno del 1860. L’occasione fu una visita diplomatica da parte di alcuni dignitari del Sol Levante. E questo è l’unico elemento “giapponese” in un drink inventato appunto negli USA, da uno statunitense e con ingredienti occidentali (brandy, orzata e bitter).

L’ambasciata giapponese negli Stati Uniti

La visita in questione aveva un’importanza particolare: era infatti la prima ufficialmente organizzata fra il governo statunitense e quello giapponese dopo che il Giappone si era aperto al commercio con l’Occidente. Prevedeva la ratifica del trattato di amicizia, commercio e navigazione siglato dai due paesi nel 1854.

La delegazione nipponica comprendeva un centinaio di persone e giunse negli Stati Uniti il 29 marzo 1860, dopo avere attraversato l’oceano Pacifico. Fece tappa a San Francisco per poi giungere a Washington D.C., Philadelphia, New York City e ripartire in direzione di casa navigando le acque dell’oceano Atlantico e di quello Indiano.

A giugno, dunque, la delegazione si trovava nella città di New York e alloggiava presso il Metropolitan Hotel. A un solo isolato di distanza dal bar di Jerry Thomas. Fra i dignitari nipponici c’era Tateishi Onojiro-Noriyuki, uno dei pochi a parlare bene l’inglese e personaggio molto interessato a ciò che gli States avevano da offrire al di là delle questioni diplomatiche. Ad esempio i cocktail.

Entra in scena Jerry Thomas

Leggenda vuole che Tateishi abbia riscosso grande successo fra gli statunitensi, che iniziarono a chiamarlo Tommy: per simpatia e perché il nome era più facile da pronunciare. Proprio lui avrebbe trascinato alcuni connazionali nel bar di Jerry Thomas: quest’ultimo avrebbe celebrato l’occasione inventando il Japanese.

Il condizionale è d’obbligo, ma la storia è considerata molto attendibile. Dal canto suo, Thomas avrebbe improvvisato il cocktail con gli ingredienti che normalmente aveva dietro il bancone: dunque nulla di giapponese, come già ricordato.

Il Japanese compare nella prima edizione diBar Tender’s Guide (1862), il testo in cui Jerry Thomas raccolse numerose ricette mettendole per la prima volta nero su bianco. Sono quasi tutti drink inventati da altri, a eccezione di un numero ristrettissimo. Di sicuro il Blue Blazer, molto probabilmente anche il Japanese.

La ricetta del Japanese cocktail

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Japanese cocktail ricetta

Il Japanese è da maneggiare con cura, perché la gradazione alcolica è alta. A questo proposito lo storico David Wondrich cita un giornalista del Minneapolis Tribune che nel 1885 scriveva: «È un attacco liquido di meningite spinale e può indurre comportamenti riprovevoli. Per esempio “tirare pietre al nonno”». Qui di seguito c’è la ricetta che compare in Bar Tender’s Guide (1862). Sempre citando Wondrich, va segnalato che la dose di bitter è piuttosto grande: il consiglio è di utilizzarne uno fatto in casa. Se invece si sceglie un prodotto industriale, che è più concentrato, allora è bene fermarsi a due dash.

Ingredienti

  • 60 ml brandy
  • 15 ml orzata
  • 7,5 ml bitter

Procedimento

Prendere un tumbler, riempirlo per un terzo di ghiaccio e poi inserire tutti gli ingredienti. Mescolare fino a ottenere un perfetto amalgama.

Garnish

Una o due scorze di limone.

Immagini courtesy Julie Couder x Coqtail, location Dry Milano – riproduzione vietata