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Sloe gin, il gin che non è un gin

Tecnicamente, lo sloe gin non è un gin. Si tratta infatti di un liquore e non di un distillato. Ciò detto, il superalcolico al ginepro è uno degli ingredienti di base e questo motiva il nome, oltre alla confusione che può sorgere. Proviamo a fare chiarezza, approfittandone per raccontarne un po’ di storia e indicare i cocktail più celebri che ne fanno uso.

Cos’è lo sloe gin

La prima cosa da dire è che lo sloe gin è britannico. Prodotti simili esistono anche in altri paesi, ma si chiamano in maniera diversa: in Italia, ad esempio, parliamo del bargnolino (o prunella). Come anticipato, si tratta di un liquore ottenuto dall’incontro fra il gin e le bacche del prugnolo selvatico. È consentita l’aggiunta di zucchero, ma non è obbligatoria. Il risultato è un liquore con una gradazione alcolica medio-bassa, che può scendere fino a 15 abv, e con un colore compreso fra il rosa pallido e il rubino intenso (a seconda dei produttori e della lavorazione).

Come si fa

La ricetta dello sloe gin non è incisa nella pietra ed esistono numerose variazioni sul tema. La regola base prevede di partire dal gin e dalle bacche di prugnolo colte dopo i primi geli invernali. La macerazione dura almeno tre mesi, poi seguono la separazione delle bacche e la filtrazione (oppure la decantazione) del liquido.

L’esatto rapporto fra i due componenti principali è lasciato al gusto del produttore. Altrettanto dicasi per lo zucchero, che è facoltativo e può entrare in scena prima dell’infusione oppure dopo. Gli esperti sostengono che è meglio non correggere alla fine, per non rovinare gli aromi del prugnolo. Ma su questo dettaglio si discute parecchio.

Infine, c’è chi arricchisce il liquore con essenza di mandorle, chiodi di garofano e stecche di cannella. E chi utilizza l’alcol rettificato al posto del gin e riduce i tempi della macerazione. Due cose, queste ultime, che si possono fare, ma che solitamente non sono sinonimo di massima qualità. Anche perché la tradizione pretende il gin e non ammette scorciatoie.

Un po’ di storia

Secondo alcune ricostruzioni, lo sloe gin nasce nel corso del XVIII secolo, in Inghilterra, approfittando del fatto che le piante di prugnolo selvatico erano spesso utilizzate per separare un appezzamento di terra privato dall’altro. Insomma, in giro c’era parecchia frutta e a un certo punto qualcuno ha pensato bene di mescolarla al gin. Come spesso accade, l’esperimento è piaciuto e ha fatto proseliti.

Tutto ciò fa dello sloe gin una sorta di antenato dei liquori colorati, nati in larga parte fra gli anni Ottanta e Novanta. La tradizione secolare gli conferisce autorevolezza e questo è un dettaglio importante. Bisogna infatti tenere conto che la colorazione degli ’80-’90 non era sempre all’insegna della qualità. Era un periodo, quello, in cui l’occhio spesso contava più del palato.

Come si degusta

Uno sloe fatto con tutti i crismi rivela note di ginepro ed erbe, tipiche del gin, che si mescolano con lesfumature dolci e acide del prugnolo. Sarà facile ritrovare tracce di amarena, mirtilli e melograno. Una simile ricchezza organolettica chiama a gran voce la degustazione attenta, a temperatura ambiente e con ghiaccio a parte. A maggior regione tenendo conto di un ulteriore elemento: su questi sapori di base, se ne innestano altri che dipendono dai singoli produttori. Ci saranno così degli sloe più minerali, altri più dolci, alcuni morbidi e alcuni con sfumature agrumate. Chi più ne ha più ne metta, insomma.

3 cocktail a base di sloe gin

Ovviamente, lo sloe gin si comporta benissimo nel mondo dei cocktail. Ne elenchiamo tre esempi.

Sloe Gin Fizz

È il più celebre fra i drink a base di sloe. Ha delle chiare suggestioni autunnali grazie al succo di limone, al bianco d’uovo, allo sciroppo di zucchero e allo champagne. Si prepara con lo shaker e si serve senza ghiaccio. Ha conosciuto una certa fama nel corso degli anni Sessanta e Settanta, quando purtroppo erano frequenti gli sloe fatti con alcol rettificato: vale la pena di riscoprirlo con un liquore degno della tradizione.

Sloe Gin Royale

Francia e Gran Bretagna hanno spesso battagliato per decidere chi fosse meglio, spesso imitandosi a vicenda. Lo scontro ha coinvolto pure i cocktail: lo Sloe Gin Royale è infatti un twist del francese Kir Royal. La crème de cassis scompare e lo champagne pure. Al loro posto lo sloe gin e l’italiano prosecco, da versare direttamente nel flute e con una scorza di limone a mo’ di guarnizione. I bevitori meno nazionalisti accettano che il prosecco sia sostituito dallo champagne, ma pare siano guardati con sospetto dai connazionali.

Charlie Chaplin

Dedicato a uno dei geni più luminosi della storia del cinema, il cocktail Charlie Chaplin è stato creato nel corso degli anni Venti, presso il bar del Waldorf-Astoria di New York City. Si può bere in ogni stagione, stando però attenti alla gradazione alcolica (si fa sentire) e tenendo a mente che il gusto vira verso il dolce. La ricetta prevede di mettere in uno shaker cubetti di ghiaccio, sloe gin, succo di lime appena spremuto, apricot brandy e sciroppo di zucchero. Agitare con energia e poi filtrare in una coppetta, aggiungendo una scorza d’arancia.