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Fine à l’eau, la ricetta del cocktail francese a base di cognac

Il cocktail Fine à l’eau ha una storia complessa da ricostruire, quasi impossibile, ma un dato è certo: dopo la seconda guerra mondiale è diventato una rarità. Prima compariva spesso nei club per signori, soprattutto quelli francesi e inglesi. Poi è iniziato il declino e ora rappresenta un vezzo per chi apprezza l’archeologia dei drink (a meno di non trovarsi in Asia e negli Stati Uniti).

Fine à l’eau, la storia del cocktail

La versione originale del Fine à l’eau si prepara con cognac e acqua. Una pratica, quella di miscelare distillato e acqua, che affonda le radici molto indietro nel tempo e che caratterizza non solo la Francia. Per esempio, in Giappone era una soluzione spesso adottata per consumare shōchū: usanza che successivamente avrebbe dato vita al Mizuwari, un drink a base di whisky giapponese e acqua.

La nascita del Fine à l’eau è avvolta dal mistero. Va da sé che la presenza del cognac fornisce almeno una data indicativa, perché occorre che questo distillato esista. Dunque il cocktail non c’era prima del XVI. Non è il massimo della precisione, ma tant’è. Anche il nome non aiuta a fare chiarezza. Coloro che padroneggiano il francese informano che la parola “fine” indica un’acquavite pregiata: nel senso di prodotta a partire da vino e in contrapposizione a “marc” (acquavite prodotta da vinacce).

Fine à l’eau, dunque acquavite di vino con acqua, è un’espressione meramente descrittiva. Come tale non sembra collegabile a un inventore, quanto piuttosto a una pratica diffusa e popolare. Quindi non databile con precisione.

L’età dell’oro del cocktail (e il declino)

Qualche certezza giunge con il trascorrere dei secoli. Inatti il Fine è l’eau conosce il suo massimo splendore tra il 1830 e il 1930, soprattutto in Francia e in Inghilterra e in particolare come aperitivo. La fama è talmente grande che Ernest Hemingway può utilizzarlo senza troppe spiegazioni per identificare la vita parigina degli anni Venti. Succede ad esempio nel romanzo Fiesta (1926) e nel memoir Festa mobile (1964).

Dopo il 1930 inizia il declino e l’avvento della seconda guerra mondiale rinchiude il Fine à l’eau nella soffitta dei bei ricordi. Oggi è così per l’Italia e l’Europa, ma pare che possa avere una seconda giovinezza in Asia e negli Stati Uniti, dov’è stato riscoperto negli ultimi 10-15 anni.

Fine à l’eau cocktail, la ricetta

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Se è impossibile ricostruire con esattezza la nascita del Fine à l’eau, allo stesso modo non se ne può indicare la ricetta originale. La supposizione è che inizialmente il rapporto fra gli ingredienti fosse di 1:2 e che l’acqua utilizzata fosse senza bolle. Oggi è frequente il ricorso alla soda e anche l’aggiunta di sciroppo di zucchero o di miele (per ammorbidire il mix) e pure di agresto per aggiungere note acide.

Ingredienti

  • 60 ml cognac
  • 120 ml acqua

Procedimento

In un bicchiere highball inserire alcuni cubetti di ghiaccio e poi versare il cognac. Aggiungere acqua, mescolare con lentezza e servire citando Hemingway.

Garnish

Nessuna.

Immagini credits Julie Couder per Coqtail, location Ceresio 7 Milano – riproduzione vietata