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Cinquanta Spirito Italiano, la rivoluzione del bar di provincia

Cinquanta Spirito Italiano riprende la tradizione dei bar del Belpaese, luoghi conviviali e di aggregazione, proiettandoli nella contemporaneità. Con un approccio internazionale degno dei locali delle più grandi metropoli.

La mixology contemporanea è di casa a Pagani

Non chiamatelo bar di provincia. O meglio, non fatelo se al termine “provinciale” associate una qualche accezione negativa, lontana dal progresso, distante dalle tendenze. Non fatelo nemmeno se l’idea di un cocktail bar nella piccola cittadina di Pagani (Salerno), è nel vostro immaginario qualcosa di statico, dove non si fa innovazione, ma si guardano le mode scorrere, senza farle proprie né renderle comprensibili ai palati locali.

Cinquanta Spirito Italiano non è niente di tutto questo. È un bar di provincia perché aggrega e crea comunità, dopo aver riqualificato. In un lembo di terra poco battuta dai turisti, sicuramente più concentrati sulla dolce vita della Costiera e sui miracoli gastronomici del napoletano, questo giovane progetto ha segnato la nascita di uno dei cocktail bar più internazionali nel panorama della mixology italiana che, allo stesso tempo, coinvolge i residenti con agevolazioni come il servizio al tavolo gratuito, costruendo la sua community locale.

Il merito è di giovani talenti dell’ospitalità che hanno deciso di investire nella loro terra, portando la cultura del bere di qualità nel salernitano. Il primo è Alfonso Califano, classe ’90, che dopo aver gestito un pub a Londra ha lavorato al Dandelyan, al primo posto nella classifica dei World’s 50 Best Bars del 2018. Il secondo, Natale Palmieri, anima legata alla caffetteria e al cocktail bar, si è formato con professionisti del calibro di Dennis Zoppi e seguendo i corsi del Jerry Thomas di Roma. Insieme a loro c’è anche il socio Antonio Fontanella, esperto di spirits per passione e grazie all’attività di distribuzione familiare.

Cinquanta Spirito Italiano, un miraggio nel salernitano

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Il primo incontro con Cinquanta ha l’aria di quei miraggi che, gli assetati che percorrono i deserti, raccontano di scorgere dopo i loro lunghi pellegrinaggi. Avvicinandosi in macchina alla sua sede si percorrono le stradine residenziali di Pagani, paese di 36mila anime e, tutto d’un tratto, si scorge un blocco scuro con grandi scritte al neon arancioni, segno che è giunto il momento di fermarsi a bere un drink.

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Questa architettura tirata a lucido, un ex edificio acquistato dal Monte dei Paschi di Siena i cui lavori erano stati abbandonati, è stata interessata da un profondo progetto di riqualificazione che ha coinvolto anche le aree limitrofe, come l’aiuola e il grande pino che si trovano nel parcheggio, rimessi a nuovo con la ristrutturazione. Il dehors esterno del locale, circondato da vasche ricche di verde, ospita delle pedane. Indizio che la componente musicale qui è molto importante: grazie a un art director dedicato, chi beve un drink alla sera può anche ascoltare musica live selezionata per quattro sere alla settimana.

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Appena varcata la soglia del locale, ci si imbatte in un grande bancone, che al mattino è una rapida fabbrica di caffè da consumare prima di andare al lavoro, mentre con il calare della sera si dedica a signature drink e grandi classici dimenticati della mixology. La sala, distribuita su tre livelli come fossero gli spalti di un teatro, ha come focus visivo principale proprio il bancone, con il suo top arancione, cuore pulsante del Cinquanta. Sulle poltroncine in pendant e i pouf blu a contrasto, si accomoda chi ha voglia di stuzzicare qualche piatto dalla cucina, oppure di ordinare un drink dal menu “Spirito liquido”.

Spirito liquido, la drink list

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Sangria Partenopea

Se il primo cocktail menu era una dichiarazione di intenti, il secondo celebrava le ritualità e le feste dal mondo, raccontando l’idea di bar dei soci: un catalizzatore di energie per arrivare alla comunità. Due anni dopo, con il nome di Cinquanta conosciuto a livello internazionale, è giunto il momento di raccontare quello che è il bello, in termini tecnici, di fare bar.

La terza drink list si chiama Spirito liquido ed è nata per educare i palati locali alla scoperta dei classici dimenticati, per interpretarne altri in modo contemporaneo e anche per fare qualcosa che con il classico non ha niente a che vedere, specialmente nella sezione “senza spirito” dedicata ai drink analcolici.

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Knickerbocker

Da provare la Sangria Partenopea, interpretazione di Natale Palmieri del vino e percoche, binomio che non può mai mancare sulle tavole locali. Realizzato con vodka, vermouth rosso, aperitivo e yogurt alla pesca, il cocktail viene servito con un bicchiere e una piccola caraffa in vetro, poggiati su una tovaglietta a quadretti bianca e rossa. Tra i classici dimenticati c’è il Knickerbocker, riproposto nella versione originale riportata nel libro di Jerry Thomas del 1863, ovvero con dello champagne a dare un tocco “royal”. Tra gli ingredienti anche rum, orange curaçao, lamponi e lime.

Con gli analcolici si è puntato su quello che in zona è il drink classico più bevuto, ovvero il Negroni, reinterpretato con gin, vermouth e bitter a zero gradi.

L’importanza della comunità per Cinquanta Spirito Italiano

Chi viene da Cinquanta è interessato anche a bere qualcosa che sia nelle sue corde, quindi con il servizio indaghiamo quali sono i gusti dell’ospite e cerchiamo di indirizzarlo meglio, in modo che sia soddisfatto del drink che ordina”, racconta Emanuele Primavera, responsabile di laboratorio e cantastorie del Cinquanta, come ama definirsi. “Ci interessa quando un’ospite arriva e ci piace ancora di più quando torna. Essere nominati a livello nazionale è una soddisfazione, ma non possiamo dimenticarci che l’obiettivo principale è rendere soddisfatti i nostri clienti quotidiani”.

Per costruire una vera comunità intorno al bar, infatti, è necessario coltivare le relazioni e far sentire tutti a proprio agio. “Ci piace chiamare i nostri clienti per nome, tanti li abbracciamo perché sono diventati amici. Sono entrati la prima volta per bersi un caffè e adesso sono habitué al bancone”, conclude Primavera.

Perché Cinquanta ha una doppia storia. La solita dei talenti che scappano all’estero perché le dinamiche italiane un po’ alla buona nel settore dell’ospitalità gli vanno strette. Fanno esperienza nei locali più “in” di Londra, apprendono tecniche e imparano a gestire un locale. Ma Cinquanta è anche l’insolita storia di quelli che tornano a casa e decidono di investire per provare che, quando ci sono visione, talento e impegno niente è impossibile. Neanche aprire un bar di successo nel paesino di Pagani.

Immagini courtesy Cinquanta Spirito Italiano