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Blackthorn, storia e ricetta del cocktail doppio

Pochi cocktail sono complicati come il Blackthorn. Non tanto per la ricetta, quanto piuttosto perché ne esistono un sacco di varianti e non si capisce bene quale sia l’originale. Per non sbagliarsi, nel suo World Drinks and How to Mix Them (1934) Bill Boothby ne inserisce cinque.

Tutte con il medesimo nome. Tre a base di sloe gin, una con il gin e una con il whisky. E siccome non è scritto whiskey dobbiamo presumere che non sia previsto lo spirito irlandese, che invece a oggi è considerato la norma. Insomma, c’è confusione.

La nascita del Blackthorn

Partiamo dalla versione accettata ai giorni nostri, che prevede un drink a base di sloe gin oppure di Irish whiskey. In entrambi i casi, la prima comparsa su carta stampata risale al 1900. In due libri diversi.

Nel ricettario Harry Johnson’s Bartender’s Manual troviamo un Black Thorn (scritto staccato) a base di whiskey irlandese più vermouth francese, bitter e assenzio. The 20th Century Guide for Mixing Fancy Drinks di James C. Maloney include invece il Blackthorne Sour: fatto con sloe gin, succo di lime, sciroppo d’ananas e distillato d’albicocca.

Da qui in avanti le modifiche non si contano, fra piccole e grandi aggiunte. L’originale Black Thorn diventa però Blackthorn, tutto attaccato: succede nel 1922, sulle pagine di Cocktails How To Mix Them, a firma di Robert Vermeire.

A un certo punto fa capolino anche una versione che utilizza il whisky scozzese, ma numerose fonti affermano che quello irlandese è l’originale.

Le ricette

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Il trascorrere dei decenni ha cristallizzato due ricette. La tecnica stir è d’obbligo in entrambi i casi: bisogna versare gli ingredienti in un bicchiere con ghiaccio, mescolare delicatamente con un bar spoon e poi colare in una coppa, guarnendo con una scorza di limone.

Una versione prevede due parti di sloe gin, una di vermouth dry, un dash di angostura e un dash di assenzio. L’altra vuole due parti di irish whiskey, una di vermouth dolce, un dash di angostura e uno di assenzio.

Nell’uno come nell’altro caso il risultato è una bella botta d’alcol: segno distintivo di un drink da medicazione.