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Gli speakeasy funzionano ancora?

Per anni sono bastati una password e l’accesso nascosto dietro a una porta ben mimetizzata. Oggi, chi ripete la formula degli speakeasy senza rinnovarne il contenuto resta indietro. Gli hidden bar funzionano ancora, vero. Però hanno smesso di essere semplici esercizi di stile.

La segretezza ha ceduto posto all’esclusività?

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Nel 2025, oltre ai drink fatti bene, contano l’esperienza, il racconto e le relazioni. E il fatto che l’ubicazione degli speakeasy sia più facile da trovare che da spiegare fa parte del gioco. La scena globale si è adattata a un pubblico che conosce il format, ma cerca coinvolgimento autentico e qui la segretezza ha ceduto spazio alla selezione: nella maggior parte dei casi si accede ancora al bar solo su invito, anche da vetrine finte o scale invisibili, ma ciò che accade dentro ha assunto un peso maggiore rispetto al modo in cui si entra.

L’hidden bar più famoso

Il bar deve offrire qualcosa di irripetibile, con un’identità precisa e un servizio capace di interpretare i gusti in continua evoluzione. Il segreto del messicano Handshake, considerato il miglior bar al mondo, coincide con gli elementi che ne hanno decretato il successo: una formazione rigorosa basata su valori condivisi come lealtà e responsabilità, una valorizzazione dei talenti individuali che trasforma ogni membro del team in parte attiva del progetto e la capacità costante di rinnovarsi. Tutti requisiti che si percepiscono e piacciano tanto.

Gli hidden bar nel mondo

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Lennon’s, Rosewood Bangkok

A Lima, Sastrería Martinez, locale nascosto dietro una vetrina che ricorda una sartoria, fonda la propria identità su una profonda conoscenza del territorio e delle materie prime, utilizzate per creare cocktail sostenibili e radicati nella cultura locale. Paradiso, a Barcellona, con il bar celato dietro un pastrami shop, punta sulla creatività della drink list e su un forte impegno per la sostenibilità. A Seoul, Alice Cheongdam costruisce un immaginario fiabesco ispirato a Lewis Carroll e guida gli ospiti in una miscelazione spettacolare che sfrutta tecniche molecolari. Mentre in cima al Rosewood Hotel di Bangkok, Lennon’s mescola estetica hi-fi e spirito speakeasy: si entra da un negozio di vinili e ci si ritrova sospesi sulla città, tra linee art déco e un servizio che invita a restare.

I bar segreti Europei

Volando in Europa, Panda & Sons, a Edimburgo, combina l’atmosfera da secret bar con un approccio scientifico da vero laboratorio. Dal suo ingresso mascherato da barberia si accede al locale che unisce estetica vintage e accoglienza calorosa con una mixology orientata alla sperimentazione. Qui, aromi e texture vengono ridefiniti per ogni cocktail grazie anche a tecniche a freddo in continua evoluzione, di cui tutto il team può vantarsi di essere pioniere. In Italia, il format resiste dove ha saputo evolversi.

Milano insegna con il più storico degli hidden bar cittadini. Il 1930, che ha abbandonato l’anonimato assoluto, si trova oggi dichiaratamente sotto Mag La Pusterla ed è accessibile solo in orari e condizioni specifiche, offrendo un menu costruito su suggestioni gastronomiche e un design contemporaneo. A Roma, il Jerry Thomas Project (come il suo spin off Jerry Thomas Bar Room) si distingue per la coerenza con cui i suoi fondatori hanno contribuito a costruire un’identità capace di influenzare un’intera generazione   di bartender.

Ricette, bilanciamenti, stile di servizio: tutto è diventato riferimento per chi si affaccia al mestiere, pur mantenendo un’estetica coerente con l’epoca, tra arredi vintage e luci soffuse. Stessa cosa per L’Antiquario di Napoli, che punta sulle ricette classiche, sulla precisione dei dettagli e su una discrezione costruita nel tempo dall’esperienza del padrone di casa, Alex Frezza.

La parola d’ordine degli hidden bar

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Panda & Sons, Edinburgo

Dunque, l’analisi è questa: la magia dei bar segreti c’è ancora, ma si è trasformata. Il vero elemento distintivo, nel 2025, è la capacità di restare rilevanti in un panorama ormai piuttosto affollato di proposte. Oltre la password, serve un’esperienza coerente, capace di sorprendere anche chi ha già visto molto. I migliori speakeasy sono tali perché mantengono un accesso selettivo, ma moltiplicano le collaborazioni con altri colleghi bartender, chef, distillerie, artisti. Perché offrono drink list stagionali, multisensoriali, sostenibili, attenti a non tradire l’alone di mistero. E ora che il segreto non è più una barriera, ma un espediente narrativo, quello che funziona davvero è il contenuto. Il resto? Tutta scenografia.

Tratto dal magazine cartaceo di Coqtail – for fine drinkers. Ordinalo qui 

Immagini credits Alberto Blasetti, courtesy 50 Best Bars e Lennon’s Bangkok