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Cos’è il Singani? Viaggio in Bolivia attraverso la storia del suo spirito

Sapete cos’è il Singani? Scoprite ogni segreto della storica acquavite della Bolivia, la cugina del Pisco. Distillato dai monaci spagnoli oltre cinque secoli fa, il Singani si produce con le uve aromatiche di uno dei vitigni più antichi, il Moscato di Alessandria.

Se amate il Pisco adorerete il Singani, l’antico distillato della Bolivia. Esiste un detto. Dove Perù e Cile si scontrano su chi ha inventato per primo il Pisco, in Bolivia la questione si risolve con la creazione del Singani.

Che gusto ha il Singani

Il Singani è prodotto con una vite coltivata nelle regioni delle Ande boliviane che si trovano tra i 1.600 e i 3.000 metri di altezza. Il Singani condivide molto con il Pisco ma si fa riconoscere soprattutto per il suo aroma floreale che spicca già dalla bottiglia.

Quando lo provate liscio, quell’aspetto profumato e fruttato infatti si concentra nel primo sorso per poi sfumare in note erbacee e speziate più secche.

Che ci fa l’uva in Bolivia

Le prime tracce della viticoltura in Bolivia risalgono al secolo XVI. Con i gesuiti e la conseguente conversione cristiana della popolazione il vino diventa sempre più importante, determinando l’espansione della vite in tutto il territorio latino-americano.

Per una vera e propria produzione di vini boliviani e singani però si dovrà attendere fino al 1925. Anno in cui viene istituita la Sociedad Agrícola Ganadera e Industrial de Cinti.

Come e dove si produce il Singani

Prodotto da un vino bianco fermentando l’uva per circa 7 giorni, il Singani si ottiene dalla distillazione, in alambicco charentais. I mosti di zibibbo di fresca fermentazione vengono portati a una temperatura che non supera i 20°.

Di regola lo spirito poi invecchia un anno. Quando il suo livello alcolico si avvicina a 70 gradi, si aggiunge acqua fino a farlo scendere a 40.

Per distinguerlo da Aguardiente, Cachaca e Pisco prodotti nei vicini Cile e Peru, dal 1992 il governo boliviano ha istituito una DO (denominazione di origine). Si parla di vero Singani infatti solo per quel distillato proveniente da specifiche zone di produzione della Bolivia meridionale.

Ovvero in valli e province specifiche dei dipartimenti di Potosi, Tarija, Chuquisaca nel sud Bolivia e il dipartimento di La Paz.

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In miscelazione

Secondo la storia, da sempre i minatori boliviani bevono questo spirito per riscaldarsi. Il distillato è mischiato in un drink chiamato Sucumbé, una bevanda bollente fatta anche di latte, chiodi di garofano e cannella.

Altre ricette che vedono il Singani come protagonista alcolico sono il cocktail Chuflay, mescolato al succo di lime, ginger ale e un cubetto o due di ghiaccio, e il Yungueño fatto con il succo di arancia. Voi quale preferite?

Il successo del Singani

Morbido, pulito e aromatico il Singani ha iniziato a essere conosciuto fuori dai suoi confini agli inizi del 2000. Il merito va al regista americano Steven Soderbergh che lo ha provato per la prima volta sul set del suo film Che.

Soderbergh, letteralmente innamorato di questo distillato, ne ha fatto una vera passione diventando in poco tempo il distributore unico del distillato all’estero, lanciandolo sul mercato occidentale. Per conoscerlo davvero però dovete provarlo, magari volando fino in Bolivia le prossime vacanze.