La voce squillante nonostante un volo turbolento fa trasparire immediatamente un forte accento romano, che resiste dopo tanti anni passati lontano da casa. Lorenzo Antinori, l’italiano che ha conquistato l’Asia con il concept di Bar Leone, racconta fiero del piccolo angolo “di casa” che ha creato nella metropoli di Hong Kong, salito al primo posto degli Asia’s 50 Best Bars e al secondo della classifica mondiale di 50 Best a pochi mesi dalla sua apertura.
Perché Lorenzo Antinori ha conquistato l’Asia

Il mixologist e imprenditore, Lorenzo Antinori non è nuovo a progetti ambiziosi. Da Dandelyan a Londra al Charles H. di Seul, passando per Argo al Four Seasons di Hong Kong, il mixologist ha sperimentato con tecniche contemporanee, lavorando su concetti sempre più sofisticati. Quando è arrivato il momento di aprire il suo primo locale ha però scelto la strada della semplicità. Bar Leone, è infatti la risposta alla crescente ossessione per la tecnica e la complessità che domina il mondo della mixology. In un’epoca in cui i cocktail sono ricchi di ingredienti esotici e preparazioni complicate, l’obiettivo di Antinori è stato chiaro fin da subito: creare un luogo dove lui stesso vorrebbe fermarsi a bere. Un bar autentico e accessibile, che non rinuncia alla qualità.
Il concept di Bar Leone

«Insieme ai miei soci, abbiamo cercato di distillare l’idea di semplicità, pensando a come renderla interessante per il pubblico di Hong Kong. Fin da subito Bar Leone si è dimostrato diverso da qualsiasi altro locale che si trova in Asia» e, come un classico luogo di ritrovo italiano di quartiere uscito dagli anni ’80, si ispira a Trastevere – quartiere romano dove Antinori è cresciuto. L’atmosfera richiama quella dei bar di paese, dove andare «a comprare le sigarette con tuo padre, berti un tè freddo, un caffè veloce o un Campari Soda con gli amici. Abbiamo un sacco di clienti italiani che passano per un Negroni, mangiano la focaccia con la mortadella e si sentono un po’ a casa. Li osservo che godono quando vedono le foto di Magalli e Costanzo alle pareti. Penso che queste cose facciano bene al cuore», racconta Antinori.
La nostalgia italiana

La musica italiana degli anni ’60, ’70 e ’80 unita al rock and roll e qualche artista internazionale, completa l’atmosfera. «Nella pop-culture globale si respira un mood nostalgico, di ritorno al passato. Dalla moda, al cinema, alla musica ci si lascia affascinare da quella patina di ‘vecchio’ che è sinonimo di comfort. Ecco da dove nasce il design di Bar Leone. Un luogo dedicato alla comunità, con tante cose che mi fanno ridere, come le foto dei personaggi famosi italiani appese alle pareti. I clienti internazionali non li conoscono, ma li apprezzano e mi dicono che fanno molto salotto di casa».
Gusto e bilanciamento per cocktail contemporanei

La filosofia di Bar Leone si riflette nei suoi cocktail, detti “popolari”, ovvero classici e twist con qualche tocco contemporaneo, realizzati senza impiegare strumenti di laboratorio, con un focus sul gusto e il bilanciamento. Come quello dedicato a Totti, storico capitano della Roma, con Amaro Lucano, cold brew , caffè e una panna montata leggermente salata. «Noi bartender siamo creature semplici, ci piace bere il Margarita e goderci la qualità delle piccole cose. Vedo che anche gli ospiti ricercano un’esperienza rilassata e non hanno molta voglia di sorbirsi uno storytelling di cinque minuti sul drink. La spiegazione del nostro Negroni, per esempio, si basa sul racconto del gin che produciamo in Australia con note di bergamotto, fave di cacao e caffè. Accompagniamo le parole al rito della preparazione, con il bicchiere che esce fuori dal freezer, un ghiaccio di qualità ben tagliato e una garnish tagliata in modo preciso», continua Antinori.
L’unicità dell’ospitalità italiana secondo Lorenzo Antinori

«Anche l’ospitalità è attenta, rilassata», frutto di un team internazionale e delle esperienze in hotel di Antinori, che ha delineato standard ben precisi. «Quando l’ospite si siede portiamo il menu e l’acqua. Una volta che la comanda è presa, lasciamo il sottobicchiere, mentre il bicchiere d’acqua viene sempre riempito. Insomma, stiamo attenti a tenere in ordine il tavolo, ma con un servizio non troppo impostato. C’è sempre spazio per una battuta e qualche risata perché, se è vero che non vogliamo riprodurre al 100 per cento un’esperienza italiana, l’ospitalità nostrana è unica: un qualcosa che abbiamo dentro, impossibile da insegnare».
L’esperienza da vivere

Bar Leone, come lo definisce Antinori, è un esperimento sociale poiché si basa su sensazioni, ricordi e connessioni più che su tecnicismi esasperati, anche se la qualità rimane sempre al primo posto, spesso a discapito dei volumi, perché «permetterà al business di mantenersi sano e sostenibile anche quando non saremo più i cool kids e magari usciremo dalle classifiche. In generale, non vogliamo che il locale sia troppo caotico, perché le persone devono godersi l’esperienza».
Quella “vibe” che rende il cocktail bar unico e, non a caso, fa dichiarare a molti bartender che visitano Bar Leone di voler aprire un posto simile. Ma con la notorietà arrivano anche aspettative diverse, e non tutti comprendono il concept a prima visita. «Alcuni si aspettano unicorni volanti, come nei locali più scenografici del mondo», scherza Antinori. «La verità è che chi capisce Bar Leone lo ama, e questo è quello che conta».
Tratto dal magazine cartaceo di Coqtail – for fine drinkers. Ordinalo qui
Immagini courtesy Bar Leone