La storia del cocktail Lemon Drop Martini (sull’aggiunta della parola Martini torneremo fra poco) è curiosamente legata a quella della guerra del Vietnam. Il motivo è nel nome del suo inventore: Norman Jay Hobday (1933-2011).
Il Lemon Drop è un Martini, oppure no?
L’International Bartenders Association (IBA) sposa la tesi che il nome di questo drink debba essere Lemon Drop Martini, probabilmente in ossequio alla teoria che si possa considerare un twist del Vodka Martini. La presenza del succo di limone avalla però una posizione diversa: che il Lemon Drop debba essere chiamato solamente così, senza la parola Martini, perché in realtà sarebbe una variazione del White Lady (preparato con gin, triple sec e succo di limone). Il dibattito è aperto, ma per comodità facciamo nostra l’opinione dell’IBA.
La storia del Lemon Drop Martini
Le fonti concordano nel dire che il Lemon Drop Martini nasce a San Francisco, a un certo punto degli anni Settanta, per mano di Norman Jay Hobday. Non si sa l’anno esatto di invenzione e nemmeno le circostanze. Si conosce però il luogo: il bancone del bar Henry Africa’s. E qui bisogna aprire una parentesi intorno al signor Hobday e al suo alter ego: il caporale Henry Africa. Spoiler: c’entra un vecchio amante di mamma.
Norman Jay Hobday: Vietnam e ritorno
Norman Jay Hobday nasce nel 1933 nel nord dello stato di New York, da genitori che lavorano in un allevamento lattiero-caseario. La sua vita prende una svolta del tutto inaspettata quando partecipa alla guerra del Vietnam – alcune fonti, però meno autorevoli, sostengono che abbia invece preso parte alla guerra di Corea. In ogni caso, al ritorno è un reduce come molti altri, con difficoltà a reinserirsi nella vita civile. Hobday ha però un colpo di fortuna e, mentre si trova a San Francisco, inizia a lavorare dietro i banconi dei bar. Presto scopre che quel lavoro gli calza a pennello.
Il bar Henry Africa’s
Qualche tempo dopo decide di aprire un locale tutto suo e adocchia un posto promettente. Un po’ di soldi li ha messi via, ma non bastano. Chiede allora aiuto alla mamma e lei dice: «ok, però il bar lo chiami come un mio amore di gioventù che ha servito nella Legione Straniera e si chiamava Henry Africa». Grazie alla madre il denaro a disposizione aumenta, ma una ristrutturazione da cima a fondo è comunque fuori discussione. Così Hobday decide per un cambio di look a basso costo: riempie lo spazio di felci sospese, lampade in vetro piombato e «mobili da soggiorno della nonna» (parole sue). Così facendo, in maniera più o meno consapevole, trasforma l’Henry Africa’s in uno dei primi e più significativi esempi di fern bar.
Il caporale Henry Africa
Hobday non si ferma qui e compie un passo ulteriore. Adotta lo pseudonimo Henry Africa, si fa chiamare caporale e indossa un abbigliamento che mescola abiti militari e vestiti civili. Ogni sera va letteralmente in scena, alternando tratti caratteriali suoi propri a elementi di fantasia. L’identificazione con il personaggio sarà tale che Hobday deciderà di cambiare legalmente il proprio nome in Henry Africa. I clienti lo chiameranno così fino a quando andrà in pensione, facendo tesoro del gruzzolo ricavato dalla vendita di Harry Africa’s.
La fortuna del Lemon Drop Martini
Tornando agli anni Settanta, l’Henry Africa’s e il Lemon Drop Martini conoscono un successo immediato. Il locale piace tantissimo, il cocktail di più e si diffonde per tutti gli Stati Uniti, finendo con l’attraversare l’Oceano Pacifico e fare proseliti a Bangkok. Fino agli anni Novanta la popolarità è alle stelle, poi inizia il declino, senza però mai condurre all’oblio. E per esempio nel 2006 compare in una puntata del popolarissimo The Oprah Winfrey Show, riconquistando un poco di fama.
Perché si chiama così?
Resta da rispondere a un’ultima domanda, vale a dire la ragione del nome. Però in questo caso non si possono soddisfare i curiosi con granitiche certezze. C’è chi sostiene che il riferimento sia a caramelle rivestite di zucchero, di colore giallo e al sapore di limone che si chiamano appunto lemon drop. Il collegamento è suggestivo, ma non è affatto detto che Norman Jay Hobday abbia proprio pensato a questo quando ha battezzato il proprio drink.
La ricetta del Lemon Drop Martini

Di seguito sono riportate le indicazioni dell’International Bartenders Association, dove non viene specificato quale tipo di triple sec utilizzare. Ciò spalanca le porte al gusto dei singoli bartender, perché a seconda del prodotto cambiano la ricetta del liquore (in parte) e la gradazione alcolica (si va dai circa 25 gradi ai circa 45).
Ingredienti
- 30 ml vodka
- 20 ml triple sec
- 15 ml succo di limone appena spremuto
Procedimento
Mettere tutti gli ingredienti in uno shaker, insieme a del ghiaccio. Agitare con energia pensando intensamente a mamma. Poi filtrare in un bicchiere da Martini precedentemente raffreddato: il tipo cioè utilizzato originariamente da Norman Jay Hobday e per questo prescritto dall’IBA.
Garnish
Nessuna.
Foto di Julie Couder x Coqtail, location Dry Milano – riproduzione vietata