È tempo di rallentare e dedicarsi al bello: Bob The Other Side è la rappresentazione di questo mantra, ed è un piccolo cocktail bar nato per affiancare il fratello maggiore Bob Isola, a Milano. Con le parole del bar manager Cesar Araujo: «Abbiamo creato uno spazio che fosse diverso non solo nell’estetica, ma anche nel modo di vivere il tempo e il bere. In un’epoca in cui tutto è veloce, qui si torna alla calma, alla conversazione, alla cura del dettaglio». Il risultato di tutto questo è una nuova drink list, un food pairing ad hoc e un curioso bancone pensato per rivoluzionare il servizio.
Bob The Other Side, il nuovo cocktail bar di Isola

A Milano, nel quartiere Isola, qualche anno fa ha messo solide radici Bob Isola. Quest’ultimo è una stella della galassia immaginata dai gemelli Luca e Michele Hu del Chinese Box Group che comprende il laboratorio Percento Lab e i locali Chinese Box, Agua Sancta, più i due Bob. Preparandosi a Bob The Other Side, Cesar Araujo ha fatto tesoro dell’esperienza maturata dietro il bancone di Bob Isola (è lì dal 2018) e della sinergia con Percento Lab, grazie al quale ha potuto sperimentare e lavorare sugli aspetti tecnici della mixology. Lo scopo: mettere a punto un approccio contemporaneo alla materia prima.
La prima drink list del locale

Ecco, dunque una drink list composta da sei signature drink che riprendono e rivisitano alcuni dei cocktail più amati di Bob Isola. «Abbiamo messo il lavoro di sette anni all’interno di questo locale», afferma Cesar Araujo. Dunque, l’esperienza e gli aggiustamenti maturati grazie a tredici menu che si sono avvicendati nel corso del tempo. In questo recupero ha giocato un ruolo fondamentale il lavoro con Percento Lab, perché le ricette sono state «messe a punto con macchinari da laboratorio come rotovap, centrifughe e altri strumenti di lavoro che ci consentono di tarare al millimetro il sapore che vogliamo ottenere».
Non si tratta di una novità assoluta. Bob Isola già faceva ricorso al laboratorio, ma questo aspetto «veniva comunicato meno, perché quello è un locale high volume, con una mole di lavoro diversa». Per contro, dice Araujo, Bob The Other Side è «un posto dedicato, dove possiamo fornire tutte le informazioni possibili, guidando al meglio i clienti. Per questo diciamo che è un locale unico».
Un’ulteriore nuova lista, in inverno

Cesar Araujo regala un’anticipazione sul prossimo futuro di Bob The Other Side: «Quest’inverno usciremo con una nuova lista, che seguirà una tematica specifica». Sarà sempre composta da sei signature drink in coerenza con una specifica scelta di arredamento: la forma esagonale dei tavoli e degli elementi che compongono il bancone. Ulteriore elemento di novità, Bob The Other Side diventerà la sede prediletta di alcune attività precedentemente svolte presso Percento Lab. In particolare, la presentazione ai clienti di spirits e le masterclass con brand ambassador.
Il menu food di Bob The Other Side

Il cibo di Bob The Other Side è pensato per dialogare con la carta dei drink, giocando sui contrasti oppure assecondando ed esaltando un particolare sapore. Con in più un’attenzione particolare alla riduzione degli sprechi. «Stiamo già facendo delle prove per quest’inverno», racconta Cesar Araujo. «Vogliamo ricavare alcuni degli ingredienti dei piatti dalle lavorazioni in laboratorio. Per cui la parte liquida la utilizziamo nei cocktail, quella solida in cucina e in questo modo creiamo una sinergia molto forte tra le due cose».
Un bancone per rompere gli schemi
Una delle linee guida di Bob The Other Side è accompagnare al meglio il cliente nella scelta del drink, spiegandogli tutto ciò che vuole sapere. Da qui un aspetto interessante e per molti versi nuovo: l’assenza di camerieri. Ci sono venti posti a sedere e tre bartender e «Siamo noi a prendere le comande», spiega Araujo. «Poi andiamo al bancone, prepariamo i drink e li riportiamo al tavolo. Cerchiamo anche di coinvolgere le persone: quando possibile facciamo in modo di terminare il cocktail al tavolo, magari lasciando che a completarlo sia il cliente».
Il bancone, dunque, «non è proprio un banco fisico e lineare come quello di un bar classico, in cui il bartender resta dietro e attende la comanda». Va da sé che era impossibile dotare ogni tavolo di una piccola postazione di lavoro, per questioni di spazio e di praticità.
La forma dell’esagono

Il bancone occupa un posto molto evidente, all’interno di Bob The Other Side. Però è integrato nel locale, non separa chi beve da chi prepara i drink. È dotato di tre postazioni, quanti sono i bartender in azione, ma con alcuni accorgimenti può accoglierne cinque contemporaneamente. Ed è realizzato (tutto Bob The Other Side è progettato da Studio SGSM) in modo da richiamare la forma esagonale dei tavolini. Anche questo contribuisce a cancellare separazione fra sala e bancone: in certa misura i bartender condividono gli spazi con i clienti, perché appunto manca una netta distinzione tra i due ambienti.
L’elemento che torna è l’esagono: sei lati dei tavoli, lo stesso numero di signature drink in lista e delle ricette che compariranno nei futuri menu. «Giochiamo molto con il numero sei», conclude Cesar Araujo con un sorriso.
Immagini courtesy Bob the Other Side






