Il locale romano di Patrick Pistolesi lascia il segno con un nuovo menu che richiama l’evoluzione e resta fedele al minimalismo di ispirazione giapponese che contraddistingue da sempre Drink Kong.
Drink Kong lancia il nuovo menu Flux

Al quarto menu in sette anni, Drink Kong è più animalesco che mai. Le vibrazioni, le frequenze, il fascino sottilissimo degli hertz che fluiscono tra i corpi e creano le sensazioni sono il nuovo bagaglio espressivo di Patrick Pistolesi e del team del locale romano già nella classifica dei 50 Best Bars.
A ragione: in questa nuova tappa sensoriale del gorillone, il lavoro di ricerca e mistica esplorativa è più millimetrico che mai, e lavora ai fianchi del concetto di “substract”, crasi tra substrate e subtracted. Il substrato rappresenta l’essenza nutritiva cui arrivare con una sottrazione sopraffina. Isolare le frequenze giuste per quel momento funziona allo stesso modo: a volte si vibra alti, a volte più bassi, a volte sulle medie. E da animali, non possiamo sottrarci -ops- a questo richiamo profondo.
A quanto risuonano i bicchieri che si toccano per celebrare un momento, un evento, sé stessi? E come risuonano le persone che ascoltano quel tin-tin sottile attutito dal liquido, su che frequenze stanno? Patrick Pistolesi e il suo team se lo sono chiesti a lungo, e l’indagine si è sviluppata.
Stile minimale e ricerca profonda

Come nei precedenti appuntamenti con le novità di Drink Kong, il minimalismo nella presentazione resta un tratto distintivo del team: ghiaccio limpido, bicchieri essenziali, colore leggero. Stop. D’altronde Flux, il nome di battesimo della nuova drink list, è già di per sé molto chiaro: flusso, ma anche mutamento. Evolvere riscoprendo, un theremin di idee che si armonizzano: per la prima volta nello splendido menu, curato come in tutta la parte grafica dallo studio Lord Z di Alessandro Gianvenuti, appaiono gli ingredienti dei cocktail.
Flux drink list, Fundamental – Source

Torna il rum, il grande dimenticato dalla mixology spesso sopraffatta dall’egin-monia (il monopolio del gin) e dalla fascinazione per tequila e mescal. 29 drink complessivi di cui 2 analcolici, qualche punto fermo tra i cosiddetti classici di Drink Kong, e tre parti sinfoniche alle quali affidare la propria frequenza momentanea: Fundamental – Source (Ogni vibrazione ha origine dalla quiete. Nella semplicità risiede la fonte), la più immediata, come nel caso dell’ottimo Shibui a base di noce moscata, sciroppo d’acero, soda alle foglie di fico e rum che ripesca l’eleganza di elementi vintage ricombinandola in un sorso pulito e piacevolissimo.
Harmonic Modulation

Si prosegue con Harmonic – Modulation (Dove la tradizione incontra la risonanza), con l’esempio scintillante di Impeachment che rielabora gli elementi classici del Paloma in un’esperienza di freschezza beverina pressoché inarrivabile grazie all’unione tra basilico e pesca sulla base di tequila blanco.
Flux, Trascendent – Crossover

Si conclude con Transcendent – Crossover (Oltre il visibile, nell’inascoltabile. Due onde si incontrano. Nasce una nuova frequenza), la più sperimentale dal lato creativo, sublimata in una novità fenomenale come Be(e)true(t), in cui il lavoro di ricerca del team Kong è magistrale. Il gin si accompagna a ginger, mostarda acida e un latte di barbabietola rossa, in equilibrio su note acidule essenziali e morbidezza complessa.
I capisaldi di Drink Kong

Anche il rinnovamento dei tradizionali di Drink Kong trova una nuova collocazione espressiva, come nel caso del Fear & Loathing in Oaxaca, rivisitazione del classico Long Island che sposta le papille verso il verde, l’erba del Tequila e la piccantezza fresca del liquore al melone ridistillato e del jalapeño.
L’unico punto fermo della tradizione nella nuova drink list di Drink Kong è il concetto: entrare, sedersi, rilassarsi. Il flux di ciascuno, più o meno segreto, ha trovato il suo posto.
Immagini courtesy Drink Kong, credits Alberto Blasetti