C’è un momento preciso, spesso impercettibile, in cui il viaggio non è più una distanza da colmare, ma uno stato d’animo. Accade quando il profumo di un piatto risveglia memorie lontane, o quando il primo sorso di un cocktail rivela l’anima nascosta di un territorio. È in questa dimensione sospesa che si muove Iter, punto di riferimento sulla scena milanese dal 2017, che oggi si rinnova e si trasforma, senza mai smettere di partire.
Iter diventa bistrot, nuovo capitolo, stesso spirito

Nel cuore dei Navigli, il locale apre un nuovo capitolo gastronomico con il format bistrot, mantenendo intatto il proprio DNA da aeroporto sensoriale. Non si tratta semplicemente di un cambio di rotta, ma dell’evoluzione naturale di un progetto che ha sempre avuto nel movimento la sua essenza. Con il concept From Italy to the World, Iter torna infatti a viaggiare, ma lo fa con una destinazione ben precisa: la tavola. E in questo nuovo assetto, la convivialità diventa la bussola che orienta ogni proposta.
L’esperienza prende forma in un menu narrativo, costruito intorno a dieci tappe, cinque italiane e altrettante internazionali, ognuna rappresentata da una triade: cocktail, piatto e vino. Come un piccolo atlante gastronomico, il bistrot invita a esplorare sapori e geografie, lasciando che siano i sensi a scegliere la direzione. Non un semplice food pairing, ma una composizione ritmica di gusto e suggestione, dove ogni elemento racconta la propria storia e dialoga con gli altri in un equilibrio mai scontato.
L’Italia, una terra da attraversare lentamente

Si parte dalla Sicilia, dove il dolce-amaro delle Sarde alla Beccafico incontra la freschezza di Fico l’Americano, un cocktail in cui Marsala, bitter e fico d’India si fondono con la vibrante leggerezza della soda al mandarino. Dalla costa si risale verso la Puglia, tra Riso, Patate e Cozze, fino ai profumi di mela e cannella del Vecchio Strudel, omaggio liquido al Trentino. Ogni piatto è radicato nella memoria culinaria del territorio, ma si lascia contaminare da un linguaggio cosmopolita e sofisticato.
La mappa si apre poi al mondo: Francia, Spagna, Polonia, Giappone, Irlanda. C’è la croccante morbidezza del Croque Monsieur, la rotondità familiare della Tortilla, ma anche il guizzo sapido e minerale dell’Oliwka Martini, un twist nordico e oleoso del classico cocktail, con vodka, bitter e una sorprendente salamoia. E poi l’Irish Espresso, interpretazione d’autore che fonde whiskey, birra stout e caffè in un equilibrio aromatico che riscalda e sorprende.
Iter diventa bistrot e introduce vini naturali

Ad accompagnare questo viaggio multisensoriale, una carta vini selezionata con spirito curioso e sguardo contemporaneo: etichette naturali e biodinamiche, scelte per la loro capacità di raccontare il territorio senza filtri, con autenticità e carattere. Vini vivi, imperfetti, a volte ruvidi, ma sempre emozionanti. Una collezione liquida che non si prende troppo sul serio, ma sa essere memorabile.
Iter diventa così un bistrot, ma continua a essere un luogo d’incontro, di passaggi e permanenze. Un rifugio per chi cerca qualcosa di più di un pranzo o una cena, da vivere con lentezza, dal mezzogiorno alla sera inoltrata. Il servizio è informale e accogliente. L’atmosfera invita a lasciarsi andare, scegliere la propria rotta e tornare. Perché il bello dei viaggi è proprio questo: quando finiscono, fanno venire voglia di ripartire. E Iter, ancora una volta, è già pronto a decollare.
Immagini courtesy Iter