Con Piano35, al trentacinquesimo livello del grattacielo Intesa Sanpaolo, Torino ritrova da oggi un luogo che guarda dall’alto la città e che, con un restyling completo, si presenta trasformato. Il locale ha scelto di riscrivere i propri spazi e la propria identità, puntando su un lounge bar che unisce design, mixology e cucina in un’esperienza fluida, pensata per valorizzare ogni momento del servizio.
Piano35 si rinnova: cresce e migliora nel tempo

La storia di Piano35 parte da lontano con l’apertura del lounge bar nel 2016, poco dopo l’inaugurazione della torre. Dal 2019 la gestione passa al Gruppo Sacco, che porta al timone del bar Simone Sacco, head of mixology, e Ansony Murcia, bar manager. Negli anni il locale, affiancato anche dal ristorante stellato, segue i cambiamenti del pubblico, tra nuove abitudini di consumo e una diversa attenzione al tempo libero. «Le persone oggi sono più curiose e interessate al mondo della mixology, ma cercano il giusto equilibrio tra conoscenza e spensieratezza. Il nostro compito è trovare tra questi il giusto bilanciamento e intrigare gli ospiti raccontando i prodotti anche attraverso il modo in cui li lavoriamo. Ovvero, mantenendo sempre un tono conviviale e professionale», rivela Ansony Murcia.
Tre banconi per una nuova esperienza

Il restyling del lounge bar, curato con la direzione artistica dell’architetto Federico Molina, ha portato a un ambiente più moderno e funzionale. «L’obiettivo era modernizzare il locale mantenendone l’anima accogliente e trasformandolo in uno spazio capace di interpretare i linguaggi del design contemporaneo. Così ora l’ambiente si presenta contemporaneo, comodo e sofisticato, arricchito da dettagli che gli conferiscono eleganza e comfort e lo rendono il luogo ideale per rilassarsi e trascorrere momenti piacevoli», continua Murcia.
Il cuore del progetto sono i banconi del bar, realizzati dagli studi Racchelli e CierreEsse in collaborazione con tutta la squadra di Piano35: un piano prezioso in marmo, tre station individuali e modulabili e dodici sedute dedicate al contatto diretto tra ospiti e bartender. «Per la prima volta lavoriamo in spazi progettati da noi per le nostre esigenze. Questo significa una migliore esperienza per gli ospiti e un’organizzazione del lavoro più fluida che valorizza chi ogni giorno è al bancone», racconta Simone Sacco.
Una drink list, anzi due

Sul fronte beverage, la novità più attesa è il nuovo format che affianca il progetto chiamato Emotional Technology. Meglio di una drink list tradizionale, è formato da tre percorsi cocktail pensati come i menu degustazione di un ristorante.
«La domanda da cui siamo partiti è stata semplice: come possono gli ospiti comprendere la quantità di alcol che andranno ad assumere? Da qui abbiamo creato tre percorsi che prendono come riferimento una bottiglia di vino. La bottiglia vuota rappresenta l’analcolico, la mezza bottiglia un percorso intermedio, e la bottiglia intera quello più strutturato. In questo modo l’alcolicità diventa chiara e la scelta immediata», continua Murcia.
I primi due percorsi comprendono tre cocktail e tre piatti, mentre il terzo ne prevede quattro. E come sostiene Simone Sacco: «Abbiamo creato una struttura che ribalta la logica del ristorante nel mondo della mixology e rafforza la collaborazione con la cucina».
Tra bar e cucina
Con vista sulla sala, una delle tre station è dedicata alla preparazione dei piatti, serviti direttamente. La sinergia tra bar e cucina è parte integrante del progetto, così come la filosofia di concretezza e qualità che guida il team di Piano35.
Lo chef Marco Sacco, racconta così l’obiettivo del nuovo corso: «Abbiamo voluto unire la parte liquida e quella gastronomica in un percorso unico, in cui design e ospitalità sono strumenti per raccontare un’esperienza di alto livello, ma allo stesso tempo accessibile e divertente». Come tutte quelle vissute all’interno di Piano35, insieme al team giovane e internazionale che lavora con l’obiettivo di offrire una proposta sempre più completa. «Perché qui diamo un volto nuovo a Torino: in modo innovativo, solido e unico», chiude Murcia. Secondo lo stile Sacco.
Images courtesy Piano35, credits Mike Tamasco e Michele D’Ottavio