Quando Jonathan Gabbay parla del suo nuovo capitolo, i suoi occhi si accendono con quel misto di adrenalina e curiosità tipico di chi sta per tuffarsi in qualcosa di molto grande. «Argo è sempre stato un punto di riferimento per i bar d’hotel nel mondo», dice. «È un luogo che ho sempre seguito da vicino. Oggi Hong Kong e, più in generale, l’Asia sono al centro di ogni conversazione della bar industry».
Per Gabbay, che si è fatto un nome nella vibrante scena cocktail di Miami guidando The Champagne Bar at The Surf Club, il trasferimento a Hong Kong è arrivato «in modo davvero naturale». La decisione è stata plasmata da alcune voci di fiducia del settore. «Ho ascoltato i consigli di tre persone che rispetto profondamente», spiega. «La prima è Ashish Sharma, colui che mi ha inoltrato l’offerta quando è uscito l’annuncio. Poi ho scritto al mio amico globetrotter, Nico de Soto, per chiedere com’è la vita a Hong Kong, e mi ha convinto subito. Infine ho chiesto a Lorenzo Antinori, che hai tempi ha aperto Argo, se secondo lui avevo ciò che serve per prendere in mano le redini del locale».
Un nuovo capitolo a Hong Kong per Jonathan Gabbay

Argo, al Four Seasons Hotel Hong Kong, è da tempo una stella polare per i bar d’hotel contemporanei: sofisticato, lungimirante e ancorato all’energia irrequieta della città. Entrandone nell’orbita, Gabbay ha colto subito la dinamica in gioco. «Dal momento in cui sono entrato in hotel, mi ha colpito la capacità unica di unire la raffinatezza di un bar del Four Seasons Hotel con l’energia vivace e libera di un locale indipendente», afferma. «Argo è come due bar in uno. Offre il servizio impeccabile e lucido che ti aspetti dal Four Seasons, ma quando è il momento di lasciarsi andare e fare festa, si trasforma completamente. Voglio mantenere viva questa dualità: spingere la creatività del team preservando gli standard di servizio eccezionali che definiscono Argo».
I primi cento giorni

Jonathan Gabbay è chiaro sulle priorità. «Voglio connettermi con la industry locale, ma anche con la scena asiatica nel suo complesso», dice. «Dovrò viaggiare il più possibile, visitare i grandi hub del bar, presentarmi. Finora l’accoglienza è stata fantastica». Un altro focus è la cultura del team. «Il team di Argo è incredibile, pieno di creatività e molto ospitale. Adam gestisce la sala, Endy il bancone, e molti collaboratori sono talenti di livello mondiale. Ogni volta che un VIP si siede, resto a guardarli e fanno davvero magie. Mi sento fortunato a entrare in una squadra così forte».
Per comprendere il ritmo del servizio, Gabbay trascorrerà le sue prime settimane in attenta osservazione. «Guarderò come gestiscono la pressione, come si connettono con gli ospiti. Inoltre, sto facendo colloqui individuali per capire le competenze di ciascuno, dalla mixology alla creazione di esperienze memorabili, così da mettere ogni membro nelle condizioni di brillare».
Portare a Est lo spirito di Miami

Prima di Hong Kong, Gabbay ha lasciato il segno a Miami, una città il cui ritmo e calore lo hanno evidentemente segnato. «Da lì porterò con me le amicizie incredibili che ho costruito e la community del bar che mi ha dato tutto», riflette. «Mi ha insegnato a connettermi con persone di ogni provenienza, a tenere la porta aperta al mondo. Quello stesso spirito di cameratismo e apertura è venuto con me a Hong Kong».
Jonathan Gabbay, lo sguardo avanti

Una nuova cocktail list è prevista per marzo e l’entusiasmo è già palpabile. «Qui l’energia è elettrica», sorride. «Essere ad Argo, uno dei migliori bar al mondo e in Asia, restando all’interno di Four Seasons Hotels per me è una doppia vittoria. Non vedo l’ora di scoprire sempre più Hong Kong che è un vortice, nel senso buono del termine».
Nelle mani di Jonathan Gabbay, il prossimo capitolo di Argo promette di mantenere quell’equilibrio sottile tra misura e brillantezza: lo stir controllato di un Negroni e il gioioso vociare di una serata che si allunga fino al mattino.
Foto courtesy Four Seasons Hotel Hong Kong