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Lorenzo Querci, “da Lubna a Milano la musica guida l’esperienza”

Nei locali ogni dettaglio contribuisce all’esperienza: il servizio, i gesti, i cocktail. La luce orienta lo sguardo, il design costruisce l’atmosfera. La musica, però, resta spesso ai margini. Riempie, accompagna, si consuma senza attenzione. Con Lubna, Lorenzo Querci (già fondatore di Moebius) mette la musica al centro. La accoglie come parte viva del locale, capace di costruire ritmo, attenzione e intimità.

Dalla visione di Lorenzo Querci alla nascita di Lubna

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Yogurt Toreador, uno dei cocktail alla griglia di Lubna

Lubna ricorda quasi un teatro senza palco: bella musica in vinile, luci basse, una galleria d’arte, piatti caldi e cocktail pensati per accompagnare senza imposizioni di sorta. «È un listening bar ma anche uno spazio culturale tout court», racconta Querci. «La musica si ascolta durante la serata, con dj che si alternano in settimana dietro al dj booth, mentre si ordina un drink oppure un piatto cucinato alla brace». Lubna è giovane, ha pochi mesi, però la sua storia parte da lontano. «Nel 2018, durante un viaggio in Giappone, entrai in un minuscolo kissaten dove suonava un vinile. Era piccolissimo, ma tutto aveva senso. Probabilmente quello ha fatto breccia in me». Un’esperienza che ha lasciato il segno, trasformandosi in visione. «L’idea è nata nel tempo, viaggiando per il mondo con il naso all’insù. Ho sempre subito il fascino del vinile, basti pensare che all’interno di Moebius c’è un negozio di dischi sin dall’apertura nel 2019».

La musica protagonista da Lubna

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Lorenzo Querci dà le spalle al bancone di 12 metri di Lubna

Così Lubna prende forma come spazio con un’identità netta. Il format distilla un’interpretazione tutta personale. «Mi verrebbe più da chiamarlo rifugio estetico», spiega Querci, «dove la musica è elemento fondamentale che si intreccia in maniera indissolubile con il senso di ospitalità». Tutto è costruito intorno al suono. Ogni sera un dj diverso, selezionato, prende posto in consolle. «Il perno musicale è il funky con le sue declinazioni, che possono muoversi verso il jazz come l’elettronica ambient, senza allontanarsi dal cuore musicale principale». L’impianto audio, realizzato su misura, offre un ascolto caldo, profondo, immersivo. Il pubblico riflette questa armonia. «Lubna è un listening place particolare, poiché ristorazione e miscelazione vanno di pari passo». A frequentarlo è chi cerca un’atmosfera coerente: «Sicuramente è una persona curiosa. È interessata alla musica, certo, ma anche ai dettagli, all’atmosfera, alla ricerca».

Il valore dell’ascolto consapevole secondo Lorenzo Querci

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Lorenzo Querci nel cortile di Lubna

Non serve essere esperti di hi-fi. Serve tempo. Serve disponibilità. È un modo diverso di vivere il locale, che rimette al centro l’intenzione, più che la prestazione. Questa attitudine all’ascolto consapevole viene dal Giappone. Negli anni ‘60, Jazz Kissa (o jazu kissa) offrivano già da tempo musica jazz e vinili rari. «Questo contesto storico era caratterizzato da una crescente passione per il jazz e da una cultura profondamente rispettosa del rito dell’ascolto. Per questo in quegli anni il fenomeno si sviluppa. Nel listening bar non si chiacchiera, ma si ascolta musica ad alta qualità attraverso impianti hi-fi unici, collezioni di vinili curatissime e un’atmosfera quasi sacrale». Negli anni 2000 il modello sbarca negli Stati Uniti, soprattutto a New York. Poi in Europa, a Berlino, a Londra. Lubna prende spunto da questi esempi, senza replicarli.

Ispirazioni da tutto il mondo per Lorenzo Querci

«Per me Public Records a New York è stato un apripista, capace di essere listening bar, venue musicale e spazio culturale allo stesso tempo, in pieno equilibrio. Ma ho trovato interessante anche Spiritland a Londra, che ha un tono quasi editoriale nella selezione musicale e un’estetica molto curata. Altri che mi hanno colpito sono stati Bird a Copenaghen, dove si lavora per sottrazione, e JAM Record Bar a Sydney, per suo originale design». E in Italia? «Il concetto di listening bar qui è ancora giovane e quindi sicuramente più contaminato. Tende a fondersi con il mondo del cocktail bar o della ristorazione, meno monastico rispetto all’approccio giapponese. Ma evidentemente anche più aperto e conviviale, senza rinunciare a qualità audio e alla ricerca musicale».

Lubna, il luogo dove rallentare e ascoltare

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Il cocktail Peanut and Rosemary

In questo scenario in evoluzione, Lubna traccia la propria traiettoria con coerenza. «Offre un’alternativa al rumore, un luogo dove poter rallentare, ascoltare, scoprire. Oggi c’è fame di luoghi così: intimi, curati ed esperienziali». Anche il food e la miscelazione seguono la stessa sensibilità. «Non c’è una connessione diretta con la musica, mentre invece c’è un connubio di stile e sapori tra cocktail e pietanze. Sicuramente l’equilibrio di questi tre elementi va a comporre l’esperienza Lubna». Ogni elemento partecipa a un racconto sensoriale, senza forzature o sovrapposizioni. Da Lubna si entra per stare. E quando si esce, resta qualcosa dentro che suona come una pausa vera.

Tratto dal magazine cartaceo di Coqtail – for fine drinkers. Ordinalo qui 

Immagini credits Julie Couder x Coqtail, riproduzione vietata